"Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica". Con questo tweet, il presidente del Pd Matteo Orfini ha sollevato un polverone sul caso De Gennaro, l'ex capo della polizia di Stato durante lo svolgimento del G8 a Genova. Le affermazioni di Orfini sono giunte a seguito della notizia di condanna dello Stato italiano da parte della Corte di Strasburgo, dopo il ricorso presentato nel 2011 dal signore Arnaldo Cestaro. La Corte ha definito come "macelleria messicana" l'azione compiuta dalla polizia nella scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, qualificandola come "tortura".

Dichiarazioni, quelle della CEDU (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo), che non potevano passare inosservate per quella parte della sinistra italiana che aveva sempre criticato il comportamento del governo Berlusconi per i fatti del G8 nel 2001 e, più in particolare, dell'allora ministro dell'interno Claudio Scajola, che oggi ha declinato ogni sua responsabilità politica per la vicenda, e dell'ex capo della polizia, Giovanni De Gennaro. Secondo quanto stabilito dalla Corte di Strasburgo, il blitz venne portato a termine con "intento punitivo, di rappresaglia, per provocare l'umiliazione e la sofferenza psichica e morale delle vittime". Parole forti che hanno fatto sì che la posizione di De Gennaro diventasse imbarazzante per la politica italiana.

Le opinioni politiche su De Gennaro: molto più di un tweet

De Gennaro, infatti, dopo essere stato scagionato in Cassazione dalle accuse di violenza, ha continuato a fare carriera: prima al vertice dei servizi segreti e, poi, nominato alla presidenza di Finmeccanica dal governo Letta. Una posizione troppo rilevante, evidentemente, che ha fatto scaturire la pubblicazione del tweet di Orfini, al quale hanno fatto eco due esponenti delle opposizioni.

"Basta ipocrisia De Gennaro si deve dimettere. È stato nominato da un governo di centrosinistra ed è inaccettabile e vergognoso che ancora oggi parli chi ha lasciato i responsabili al suo posto.

Si prendano le proprie responsabilità gli esponenti di destra e sinistra che hanno acconsentito a tutto ciò", ha affermato il grillino Vittorio Ferraresi.

Nicola Fratoianni di Sel ha invece asserito "Siamo talmente convinti che sia una vergogna da permetterci di chiedere a Matteo Orfini, presidente del Pd, di fare qualcosa di più che un semplice tweet: chieda al Presidente del Consiglio di risolvere il problema". La posizione di Orfini, però, non ha trovato un pieno appoggio neanche all'interno del suo partito. "Il Pd non ha espresso la propria posizione attraverso quella personale di Orfini", ha dichiarato la vice segretario del Pd, Debora Serracchiani, ospite della Gruber. Anche il premier Matteo Renzi intervenendo sul verdetto della Corte ha precisato "Quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un paese".

Le critiche di Amnesty all'Italia

E ulteriori critiche, anche per l'assenza di una legislazione italiana in merito al reato di tortura rilevata dalla Corte, sono state sollevate da Amnesty International, in prima linea nella difesa dei diritti umani. L'organizzazione internazionale ha sottolineato la necessità, da parte dell'Italia, di onorare l'impegno assunto dal nostro Parlamento nel 1989 con la ratifica della Convenzione Onu contro la tortura. Tra pochi mesi, infatti, le Nazioni Unite dovranno esprimersi sull'attuazione dei diritti umani nel nostro paese. La presenza nel codice penale italiano del suddetto reato, avrebbe forse consentito ai giudici di infliggere delle pene per quanto successo alla scuola Diaz e di evitare al Bel Paese una posizione scomoda a livello internazionale per non aver legiferato in materia negli ultimi 25 anni.