A pochi giorni dal voto sembrava quasi impossibile che nessuno dei due principali partiti britannici potesse ottenere la necessaria quota dei 326 seggi per garantirsi la governabilità assoluta e senza quindi dover provvedere alla formazione di una coalizione, che vedeva, primi fra tutti, i Liberal alla porta per affiancare gli eventuali vincitori Tory. Invece, contro ogni pronostico, l'elettorato ha riconfermato David Cameron, il quale non dovrà costituire alcuna coalizione come era stato necessario nel corso della precedente legislatura e quindi potrà cercare di attuare la sua agenda. Dall'altra parte c'è un Labour party di Ed Miliband che si lecca le ferite, non riuscendo a far valere le proprie tematiche di welfare e ridistribuzione del benessere legato alla recente crescita del pil ed uscita dalla recessione economica. Degno di nota è il risultato ottenuto dagli scozzesi, infatti lo snp ha conquistato 56 collegi su 59 in Scozia, il che permetterà di portare la lotta indipendentista scozzese dentro Westminster.

Vittoria contro le aspettative.

Troppo spesso si tende a sovrastimare le capacità dei sondaggi di prevedere gli andamenti del voto, in vista delle consultazioni elettorali, a volte perché il campione selezionato non è stato accuratamente scelto, altre perché si azionano meccanismi dell'ultimo momento che possono alterare le previsioni. Aldilà delle eventuali cause, le elezioni in GB hanno dimostrato proprio questa lacuna, infatti, nessuno riteneva possibile una maggioranza assoluta di uno dei due principali partiti, ma a differenza delle aspettative i conservatori possono festeggiare un risultato inatteso e decisivo. Forse a fare la differenza possono essere state le proposte politiche avanzate nel corso della campagna da parte di Cameron, il quale si è avvicinato molto alle posizioni euroscettiche dello UKIP di Farange( il quale ha annunciato di dimettersi) , prospettando un referendum per restare dentro l'UE previsto per il 2017, per evitare di perdere voti sulla propria destra e sventolando i recenti successi in ambito della ripresa economica. Tuttavia, dalla vittoria di Cameron l'interrogativo più grande riguarda proprio il futuro della Gran Bretagna all'interno delle istituzioni europee. In un paese in cui il sentimento europeista non è mai stato, storicamente, molto presente e nel quale alle recenti elezioni europee ha trionfato proprio lo UKIP, le incertezze sono parecchie. Se da un anno a questa parte, tutti si sono dannati per evitare una eventuale uscita dall'euro della Grecia per i suoi guai economici, altrettanto preoccupante dovrebbe essere il possibile palcoscenico che potrebbe aprirsi se davvero Cameron dovesse realmente prendere le distanze da Bruxelles.

Flop Labour.

Niente da fare per Miliband ed il partito laburista. Sfuma infatti la speranza di poter competere alla pari contro i conservatori puntando alla eventuale formazione di un governo di coalizione con partiti più piccoli ed il partito indipendentista scozzese. A nulla è servito cercare di puntare l'attenzione dell'elettorato durante la campagna elettorale su quelle tematiche più vicine al partito Laburista, come la difesa ed il rafforzamento del piano di welfare e la volontà di tassare i più ricchi, i quali sarebbero stati i maggiori beneficiari della ripresa economica, lasciando da parte ampi strati della società come dimostrato dall'aumento di richieste di aiuto per la distribuzione di alcuni servizi di prima necessità. Dopo questo risultato elettorale, si aprono nuovi interrogativi sul futuro del partito, infatti, quanto riportato dal giornale "The Guardian" , Miliband starebbe pensando di dimettersi dalla carica di segretario del partito.

Ad ogni modo, resta il fatto che diversamente dalle aspettative, il rinomato bipartitismo inglese rimane in piedi, nonostante la recente comparsa di più attori politici sulla scena.