Il via libera dunque della legge è arrivato: il leader del Partito Democratico, Matteo Renzi, esulta, dicendo che la battaglia è finita, l'Italicum è diventato finalmente legge. Via Twitter Renzi commenta così: «Impegno mantenuto, promessa rispettata. L'Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e coraggio. È #lavoltabuona».

Tuttavia, il prezzo della vittoria è molto alto, infatti, tutte le opposizioni di Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d'Italia, hanno abbandonato l'aula al momento del voto finale e si è consumato uno strappo all'interno del Partito Democratico.

Mentre la minoranza è rimasta in aula ma ha votato no alla fine con voto segreto, ma la legge elettorale è passata, ma con dei voti in meno rispetto alla settimana scorsa e il dissenso è stato abbastanza ampio. Secondo Renato Brunetta, con questi voti al Senato, la riforma costituzionale non passerà mai. Mentre secondo Matteo Salvini, la Lega Nord è schifata, mentre l'Italia soffre per la disoccupazione e mentre sbarcano altri 6.000 clandestini, il Partito Democratico si occupa della legge elettorale, per salvare il fondo schiena nel signor Renzi.

Invece, il Movimento 5 Stelle, rivolge un appello a Sergio Mattarella, chiedendo di non firmare la legge, che porta con sé gli stessi principi di incostituzionalità che portava con sé il Porcellum.

Tuttavia, i contraccolpi maggiori si sono registrati all'interno dello stesso Partito Democratico. La minoranza ha negato nuovamente la fiducia, dicendo ancora no. Secondo, Alfredo D'Attorre, il dissenso è stato ancora più ampio di quello che si è manifestato e richiede un intervento serio nel Pd. Invece, il ministro Maria Elena Boschi è molto felice, perché l'impegno con i cittadini è stato mantenuto e la legge elettorale è il simbolo di un governo che non si limita a creare le riforme, ma anche ad applicarle.

Ora abbiamo fatto dell'Italia un Paese, che il giorno dopo nelle elezioni si sa già chi ha vinto. L'attribuzione del premio di maggioranza al partito più votato, anziché alla coalizione, prevede che l'Italia venga divisa in 20 circoscrizioni, tante quante le regioni, A loro volta le regioni, saranno divisi in collegi plurinominali, per un totale di 100 in tutta Italia, in cui ciascun partito presenterà dei listini di 4 o 5 nominativi.