Potrebbe partire dalla Lombardia la sperimentazione del "reddito di cittadinanza", secondo l'annuncio fatto da Maroni nel corso della presentazione del programma di spartizione dei fondi strutturali europei per gli anni che vanno dal 2014 al 2020. Due i programmi principali dell'Unione Europea che puntano al rilancio economico: fondo europeo di sviluppo regionale e fondo sociale europeo. Insieme i due programmi hanno una potenza di fuoco di 1.940 miliardi di euro, e le risorse riservate alla Regione Lombardia hanno una plusvalenza di 640 milioni di euro rispetto al periodo precedente 2007-2013.

Sostiene Maroni che i programmi europei sono rivolti a modelli di crescita che puntano sull'innovazione e sulla ricerca, gli stessi presupposti su cui vertono i modelli di sviluppo della regione Lombardia, forte della presenza sul territorio di 13 università, 6 parchi tecnologici e 450 centri di ricerca e sviluppo. Continua facendo presente che un numero sempre più alto di cittadini non raggiunge i requisiti minimi di sussistenza e i programmi economici europei devono essere in grado di combattere e ridurre la povertà.

Al fine di ovviare al fatto che quello del reddito di cittadinanza è uno dei cardini del movimento 5 stelle, per il quale attivisti e parlamentari lo scorso 9 Maggio hanno fatto una marcia di 24 chilometri per chiedere l'approvazione della legge, come qualcuno gli ha fatto notare, dichiara che gli altri parlano e basta mentre la lega passa dalle parole ai fatti.

Le reazioni politiche

L'annuncio di Roberto Maroni non può non trovare d'accordo il M5S, che per bocca del capogruppo lombardo Dario Violi si dice pronto a discutere fin da subito su provvedimenti a favore della popolazione, sollecitando anche le altre forze politiche poiché il reddito di cittadinanza è una misura necessaria e indispensabile che non può più attendere.

Critica invece la posizione dei sindacati: "il reddito di cittadinanza non può essere la priorità in Lombardia" afferma Osvaldo Domaneschi, segretario generale Cisl Lombarda; i fondi europei dovrebbero essere indirizzati alla creazione di opportunità e di posti di lavoro per i giovani, continua sempre Domaneschi, aggiungendo che nei prossimi mesi 30mila lavoratori termineranno la cassa in deroga e si aggiungeranno ai 5mila che già ne sono rimasti senza. Termina asserendo che i fondi disponibili andrebbero usati per i contratti di solidarietà per tutti quei lavoratori delle piccole e medie imprese che il lavoro l'ha perso o lo stanno perdendo.