Basterebbe anche un 4 a 3. Matteo Renzi parla usando termini calcistici e si rende conto che la sua eventuale vittoria alle elezioni regionali non avrà le stesse dimensioni di un campionato o di una Champions League vinti a man bassa. Il Presidente del Consiglio ha deciso di usare questa tattica, un po' per prudenza e per scaramanzia e un po' perchè un eventuale nuovo successo del PD rafforzerebbe ancora di più la sua posizione quale capo del governo.

Non a caso, Matteo Renzi si sta 'coccolando' sempre di più la Liguria con lo scopo, però, di distrarre gli italiani dai grandi giochi politici: la Liguria, ha detto ieri il premier al suo comizio tenutosi a La Spezia, non rappresenta il 'laboratorio della politica nazionale'. Bisogna, invece, pensare a chi deve governare questa regione: insomma, il suo è un 'facciamola finita con questa voglia di pensare alle regionali come se fossero le politiche'.

Elezioni regionali in Liguria: Renzi 'Attenti al bertinottismo 2.0'

Raffaella Paita, candidata PD in Liguria, potrebbe risentire dei contrasti in seno alla sinistra, facendo sì che il voto degli elettori si sposti verso il candidato 'grillino' o addirittura verso il centro destra. Renzi ha parlato di 'bertinottismo 2.0', riferendosi al tentativo dei dissidenti della sinistra di far perdere il PD: il premier ha 'profetizzato' riguardo al possibile risultato dei suoi detrattori ('se va bene, arriveranno quarti o quinti perchè c'è anche il Movimento Cinque Stelle').

La Spezia, docenti precari contestano Renzi fischiandolo

Intanto, durante il suo comizio a La Spezia, il capo del governo è stato interrotto dai fischietti di una ventina di docenti precari che protestavano contro la Riforma della Buona Scuola. Renzi non ha esitato a replicare alla contestazione: 'Potete fischiare quanto vi pare - ha commentato il premier - ma noi non siamo quelli che vanno a fischiare alle iniziative degli altri'.
E allora, oltre ai discorsi politici, Renzi prende la palla al balzo e parla anche di scuola, lanciando segnali di disponibilità: 'Non abbiamo detto prendere o lasciare - conferma il Presidente del Consiglio -  bisogna ascoltare genitori, studenti e insegnanti'. Il fatto è che, nonostante le continue aperture al dialogo, governo e sindacati continuano inesorabilmente a fare 'muro contro muro'.