Noi italiani abbiamo l'insolita capacità di dividere la nostra storia in capitoli lunghi un ventennio: da De Pretis a Giolitti, da Crispi a Mussolini, da Andreotti a Berlusconi. Sembra che vogliamo per forza rendere vera quella frase, un po' realtà e un po' luogo comune, della nostra maestra elementare che ci ammoniva di studiare bene la storia perché prima o poi si ripete. E sembra che l'ascesa di Matteo Renzi ne sia l'ennesima dimostrazione, il ragazzotto fiorentino in maniche di camicia arrotolate ha scalato, prima il suo Partito, e dopo l'intero Paese con una rapidità e una destrezza sconosciuta anche al Frank Underwood di House of Cards.

Perse le primarie con Bersani, ha resistito alla tentazione di andarsene per fondare un suo partito, e nel silenzio ha consumato Bersani e si è sostituito per acclamazione al triste Letta. Poi ci ha messo la sua capacità di fare a sportellate con tutti: sindacati, insegnanti, minoranza del Pd, grillini, berlusconiani e burocrati europei.

Per dare un giudizio, che sia serio, sul suo Governo bisognerà aspettare del tempo. I dati macroeconomici segnalano un leggero miglioramento, ma è difficile capire se questo sia dovuto alle riforme del suo governo o a fattori esterni come il prezzo del petrolio o il Qe di Draghi. Per ora Matteo il Riformatore porta a casa la riforma elettorale, trofeo di una prova muscolare che ha lacerato il Pd mettendo alla porta Civati, la legge sull'autoriciclaggio, quella sugli ecoreati e si prepara ad aggiungere al tabellino anche la riforma della scuola e il tanto sospirato superamento del bicameralismo paritario.

Ciò che fa pensare ci si trovi davanti all'inaugurazione di un nuovo ventennio (democratico, ovviamente) tutto italiano è il desolante quadro politico sia all'interno che all'esterno del Pd. L'ala riformista dei dem non ha un leader che possa battere Matteo il Rottamatore e gli altri partiti sono lontani anni luce: Renzi può sfidare Grillo e Salvini sul terreno della novità e della moderazione dell'offerta politica.

Il vero vulnus italiano è rappresentato dall'assenza di una destra repubblicana ed europea: non abbiamo un Cameron e tanto meno una Merkel. Berlusconi è stato avvistato recentemente su Instagram, per il resto nulla più. Sa che con Renzi non ha chance. Si potrebbe puntare sulla Meloni, giovane come Renzi e molto brava a comunicare, ma relegata in un partitino sempre più schiacciato sulle posizioni leghiste. Un buon avversario potrebbe essere Mario Draghi qualora decidesse di entrare in politica una volta finito il suo mandato a Francoforte.