Con 214 voti a favore, 100 contrari e 11 astensioni, è stato approvato in Parlamento l'articolo 9 delcreto Buona scuola, che disciplina il nuovo ruolo che assumono i presidi. Il testo dell'articolo, uno dei più contestati di tutta la riforma, attribuisce ai dirigenti scolastici il potere di conferire agli insegnanti l'incarico triennale, che è rinnovabile. In pratica, con la nuova legge, che rispetto al testo originario del Governo è modificata in vari punti e aspetti, i presidi avranno potere di chiamata diretta dei docenti nei propri istituti.

Inoltre, potranno utilizzare i docenti dell'organico, per la copertura, fino a 10 giorni, delle supplenze. Infine, allo scopo di migliorare la qualità dell'insegnamento, possono predisporre la riduzione del numero di studenti nelle classi, rispetto a quelli indicati nella precedente riforma Gelmini, e compiere colloqui formali con lo scopo di selezionare i docenti da assumere.

Approvati anche importanti emendamenti: quello del Pd, che introduce l'obbligo di pubblicare sul sito internet il curriculum dei professori, al fine di tutelare la trasparenza, e quello del M5S, che pone il divieto di parentela tra i professori e il preside dell'istituto scolastico.

Contestazioni in aula ed emendamenti respinti

In seguito al respingimento degli emendamenti, che puntavano all'abolizione della norma, presentati da Sel e M5S all'inizio delle votazioni, la camera ha respinto due emendamenti presentati dalla minoranza Dem: il primo chiedeva la soppressione del potere di chiamata da parte dei presidi, firmato da Fassina, e il secondo, a firma Bruno Bossio con l'appoggio dei deputati dell'area riformista, inerente alle modalità con le quali i dirigenti scolastici eseguono le chiamate dei docenti.

Le contestazioni in aula si sono accese, al punto che, da parte di Stefano Fassina e Arturo Scotto di Sel, sono state chieste a gran voce le dimissioni del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, alla quale è stato chiesto di lasciare il suo incarico, al fine di poter ricominciare un dibattito positivo in tema d'insegnamento; ad alimentare la contestazione anche Alfredo D'Attorre, della minoranza Dem, il quale citando la Carta d'intenti del partito per le elezioni del 2013, ha affermato che questa riforma è completamente diversa a quella presentata nel programma elettorale.

Proteste si sono verificate anche all'esterno dell'aula, davanti a Montecitorio, dove più di cento manifestanti, che sventolavano le bandiere dei sindacati di categoria, Cgil, Uil, Cisl, hanno intonato cori e piazzato una grande lavagna nella Piazza antistante alla Camera.