Tre mesi fa, il governatore della Regione siciliana Rosario Crocetta si era fermamente opposto alla bozza di legge avanzata dell'assessore all'economia Alessandro Baccei. Secondo il prefetto inviato da Matteo Renzi per la vigilanza sul bilancio in Sicilia, gli stipendi di sindaci e assessori comunali dovevano subire un taglio netto o quantomeno alcune decurtazioni al fine di un risanamento del bilancio locale. Crocetta aveva dissentito fermamente, convinto che i fondi sarebbero prima o poi 'fioriti'. Il primo Maggio, con le immancabili trepidazioni dei deputati, è stata approvata la manovra di bilancio che dovrà regolarizzare il fondo monetario della politica siciliana.

I costi annui della regione - La politica in Sicilia costa circa 5 milioni e centomila euro all'anno, un milione in più rispetto al consiglio comunale di Milano. I conti non tornano. Il capoluogo lombardo presenta un dato di densità demografica nettamente superiore e un numero di deputati eletti minore rispetto a quello della selva dei comuni siciliani. Su sollecitazione di Palazzo Chigi, Baccei aveva sfacciatamente marciato per una proposta di legge volta ad eliminare 1231 consiglieri comunali e 674 poltrone da assessore. Il subcommissario, in forza della riforma Monti, la quale aveva fissato un tetto pari a undici mila euro al mese per i deputati regionali, proponeva una formula meno versatile e più austera per livellare i conti siciliani al resto d'Italia.

L'approvazione definitiva - Maggioranza fu. Nella Sala d'Ercole all'interno del Palazzo dei Normanni a Palermo, con 39 voti a favore su 42 deputati presenti, si è dato il via libera alla manovra di bilancio. Non sono mancate però le obiezioni da parte dell'opposizione, che aveva rivendicato le proprie ragioni davanti al governo. Forza Italia e Movimento Cinque Stelle si erano anche congedate prematuramente.

La svolta? Con la nuova riforma si sbloccano anche i concorsi alla Regione. L'obsolescenza dei concorsi sarà presto solo un ricordo per i tanti giovani in cerca di un nuova linfa. Oltre questo, sono previsti anche dei tagli per i dipendenti pubblici e per i forestali. Novità anche per le pensioni di regionali e statali che saranno presto defalcati per una più moderata distribuzione delle risorse.