L'Irlanda celebra la volontà del suo popolo, l'Italia resta a guardare interessata ma a debita distanza. Il referendum che ha sancito il sì ai matrimoni omosessuali è il riscatto della civiltà, è la vittoria dei diritti e delle libertà individuali. Un successo clamoroso se se si considera che, solo venti anni fa, all'interno dell'isola verde vigeva ancora il reato penale di omosessualità. Ma non servono i secoli a mutare i popoli, specie quelli slegati da un conservatorismo (troppo spesso) superficiale. La cattolicissima Irlanda ha voluto lanciare un segnale chiaro scegliendo di allinearsi ai 21 Paesi che hanno già legalizzato i matrimoni omosessuali (Danimarca, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Slovenia, Portogallo, Inghilterra, Galles, Islanda, Argentina, Uruguay, Nuova Zelanda, Finlandia, Messico, Brasile e Usa).

Sì alle unioni civili, no ai matrimoni omosessuali 

In Italia le reazioni al referendum plebiscitario irlandese non si sono fatte attendere. Anzi, a parlare di possibili effetti e ricadute sono stati un po' tutti i partiti. Le elezioni regionali del resto sono alle porte e le unioni civili sono divenute tema bollente negli ultimi spot confezionati per i media. Nel frattempo, è giusto ricordarlo, il nostro Paese resta capofila di un gruppo che non brilla certamente per democrazia (Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania). La volontà di andare oltre c'è in Parlamento, ma a mancare è il coraggio di accelerare. Il premier Matteo Renzi ha assicurato che la proposta di legge sulle unioni civili è pronta e verrà portata all'attenzione della Camera già a giugno.

Nessuna sorpresa all'orizzonte: il testo punterà sulle unioni non equiparabili al matrimonio. Resteranno sicuramente dei tabù le adozioni e la reversibilità delle pensioni.

Arturo Scotto (SeL): "Si tratta di diritti dimezzati" 

"Il referendum irlandese deve porre degli interrogativi per l'Italia, troppo arretrata sul piano culturale, che ha già perso molteplici occasioni per cambiare pagina".

Ad affermarlo è Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra Ecologia e Libertà. Il partito, presieduto da Nichi Vendola, è da anni capofila di un movimento che invoca il riconoscimento dei diritti individuali e di coppia. "In Parlamento non si sta discutendo di matrimoni egalitari - ha sottolineato Scotto - ma di unioni civili e comunque sempre di diritti dimezzati.

Tuttavia c'è bisogna di guardare alla realtà e se ci sono i numeri bisogna agire subito".

Quel presidente della Provincia al Family Day... 

Resta il problema legato all'ostruzionismo delle forze conservatrici: "L'atteggiamento del Nuovo Centrodestra è insopportabile, ma questo è un problema di Renzi che ci governa insieme". "Se sento le dichiarazioni di Alfano favorevoli alle unioni civili tra coppie omosessuali ma non alla reversibilità, piuttosto che ad altri temi collegati - ha aggiunto il capogruppo di SeL - mi rendo conto che stiamo assistendo ad una finzione". Chissà che l'iter legislativo non possa procedere più spedito grazie anche alla tacita approvazione di Papa Francesco.

Una dipendenza, quella dal Vaticano, che giustamente Scotto rispedisce al mittente: "Pur apprezzando questo Pontefice, rivendichiamo la nostra autonomia. Questo lo devono ricordare quelli che nel 2007 per una misura come i DICO minacciarono di far cadere il governo addirittura sfilando a una manifestazione estremista come il Family day". "E se non ricordo male - ha concluso con una stoccata l'onorevole Scotto - all'epoca c'era anche un presidente della Provincia di Firenze protagonista dell'evento, ma ora mi sfugge il nome... (trattasi di Matteo Renzi ndr)".