Lo scontro con le regioni del Nord non modificherà in alcun modo l'attuazione del Piano nazionale d'accoglienza varato il 10 luglio 2014, in accordo con le Regioni e gli enti locali. La percentuale di distribuzione dei migranti, secondo quanto stabilito, avverrà in maniera equilibrata e tenendo conto del numero della popolazione, del PIL interno della regione e della quota di migranti già ospitati. Nei giorni scorsi il Viminale aveva emanato un'apposita circolare, per chiedere ai prefetti l'attivazione di ulteriori 7.500 posti. Destinatarie soprattutto Veneto e Lombardia, che nelle quali ancora non era stata raggiunga la capienza massima.

In caso tali sforzi non dovessero bastare a fronteggiare flussi migratori in costante aumento, lo Stato ha già preso in esame un elenco di edifici pubblici, comprese le caserme, da destinare all'ospitalità degli stranieri. Secondo i dati forniti dal ministero dell'Interno sulle presenze dei migranti sul territorio nazionale, a febbraio 2015 risultano in Italia poco più di 67.000 profughi. Un terzo di questi è suddiviso principalmente tra due regioni: Sicilia (21%) e Lazio (13%). Decisamente basse le percentuali delle regioni "ribelli": la Lombardia di Maroni ne accoglie il 9%, il Veneto di Zaia il 4% mentre la Liguria di Toti solo il 2%. Fanalino di coda la Valle d'Aosta che ospita "solo" 62 migranti.