A seguito della rottura delle lunghe ed estenuanti trattative durate mesi, con le quali i paesi dell'eurogruppo hanno cercato una soluzione alla drammatica crisi greca, si aprono scenari inediti che nessuno è in grado di prevedere, visto che è la prima volta che un paese europeo si trova nella situazione di dover dichiarare il proprio fallimento.

Le accuse reciproche al fallimento dei negoziati

Intanto, tra le parti in causa piovono accuse reciproche: la Grecia ha definito inaccettabili le condizioni poste dai partner europei, decidendo di sottoporre a referendum l'accordo preso, chiedendo contemporaneamente il temporaneo allungamento del piano di aiuti per permettere ai propri cittadini di esprimere il loro parere, mentre l'Europa, non concedendo questa richiesta, ha accusato la Grecia di aver compromesso il buon esito delle trattative.

Il risultato del mancato accordo è l'imminente fallimento del paese ellenico, poiché non potrà onorare la parte di debito in scadenza alla fine del mese di giugno. Inevitabili saranno le ripercussioni sui paesi europei, anche se il ministro dell'economia sta tentando di non creare inutili allarmismi, sostenendo che l'Italia non sarà contagiata, grazie alla ripresa economica che negli ultimi mesi si è ulteriormente rafforzata, aggiungendo che la Bce possiede gli strumenti necessari per evitare il peggio e che non eviterà di usare. In questo momento si parla di un default controllato che, al fine di preservare la stabilità economica finanziaria, porterà alla chiusura delle banche e al blocco dei capitali.

L'incubo della speculazione finanziaria e le conseguenze in Italia

Il default greco può essere considerato dagli investitori come un'occasione irripetibile a causa del basso tasso d'interesse sui capitali dovuto al "quantitative easing" della Bce (l'immissione d'ingenti masse di capitali per l'acquisto dei titoli dei vari paesi europei) allo scopo di far ripartire l'economia.

Questo potrebbe portare a uno scossone finanziario mai visto prima, che vanificherebbe tutti gli sforzi fatti fino ad adesso per sostenere l'economia.

I conti pubblici dei paesi più deboli potrebbero peggiorare sensibilmente, e tra questi anche l'Italia, alle prese con un ingente piano di riforme strutturali, con il rischio concreto di un ritorno in recessione e di un aumento dello spread, che potrebbe avvicinarsi ai livelli visti nel 2011 che causarono la caduta di Berlusconi e l'insediamento del governo tecnico guidato da Mario Monti, creando grandi problemi di stabilità finanziaria.

Nel caso in cui i mercati non mettessero in discussione la tenuta della moneta europea le conseguenze sarebbero più sostenibili, e permetterebbero alla Grecia di rimanere nell'euro pur subendo un fallimento controllato. Secondo "Il Fatto Quotidiano", il FMI potrebbe posticipare la richiesta ad Atene del pagamento della prossima rata di debito, del valore di 1,6 miliardi di euro, concedendogli di fatto ancora un po' di tempo. Questo gli permetterebbe di arrivare alla data del referendum con il quale i cittadini si esprimeranno in merito al piano di accordi con i creditori.

Anche se le condizioni attuali sono diverse dall'attacco speculativo del 1992 che costrinse l'Italia e la Grecia a uscire dal sistema monetario europeo (Sme), vista la presenza di una moneta comune e di una banca centrale, il sistema è ancora molto fragile a causa delle forti divergenze politiche e del divario tra le varie economie. Paesi come Francia, Italia, Spagna e Portogallo ancora sono alle prese con le gravi conseguenze della crisi economica che tarda a essere del tutto risolta.