L'annullamento della condanna a 6 anni e 9 mesi da parte della Cassazione per il reato di bancarotta che ha riguardato Luigi Crespi, il sondaggista amico di Berlusconi, ha suscitato un vespaio di polemiche. La sentenza della Cassazione sarebbe stata determinata dalla nuova legge sul falso in bilancio di recente approvazione, che ha messo i giudici nella posizione di non potere convalidare la condanna, perché le nuove disposizioni di fatto lo vieterebbero.

Paradossalmente la nuova legge che avrebbe dovuto costituire nell'intento del governo un vero e proprio giro di vite contro il reato di falso in bilancio, in realtà, come già segnalato con abbondante anticipo dalle opposizioni, di fatto non metteranno i giudici nella posizione di poter perseguire il reato in modo concreto.

La legge venne depotenziata dal governo Berlusconi, che ne depenalizzò il reato. Per questo motivo la nuova legge approvata dal governo Renzi, avrebbe dovuto reintrodurre nella sua vecchia formulazione punitiva l'atto di falsificare i bilanci delle società per azioni.

Tutta colpa di un cavillo

Tutta colpa della presenza nel testo di legge dell'espressione «ancorché oggetto di valutazioni» che avrebbe avuto l'effetto di mettere in ombra i casi di falso in bilancio di meno facile lettura, rendendoli più difficili da indagare e reprimere, dove è evidente la falsità della dichiarazione di quello che non si possiede, per reprimere solo i casi in cui è stimato in modo maggiore rispetto alla realtà, cio che invece si ha. Un cavillo non di poco conto che di fatto rende più complicato perseguire i reati di falso in bilancio manifesti, per punire solo quelli statisticamente meno frequenti e soprattutto meno gravi. Un'ipotesi che era già stata preventivata da quanti avevano paventato le possibili conseguenze dell'ultima stesura della legge prima dell'approvazione. Fra questi anche il procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco, che aveva già duramente criticato la nuova formulazione della norma che reintroduce il reato di falso in bilancio, paventando il rischio di "bruciare molti processi".