Torna a far paura il movimento dello stato islamico, meglio noto al grande pubblico come ISIS, che fa piombare nel caos e nella paura ben tre Paesi in contemporanea, riproponendo il dibattito su come fronteggiare gli uomini del califfato che sembrano non fermarsi davanti a nulla. Chiari gli obiettivi, mettere paura e cercare di allargare quanto più possibile i confini del Califfato islamico. Si torna ad attaccare sul territorio della Tunisia, a pochi mesi dal grave attentato del museo del Bardo, questa volta l'obiettivo è la spiaggia di Port El Kantaoui, dove due terroristi dopo essere arrivati sulla spiaggia con i loro Kalashnikov, hanno fatto fuoco sugli inermi turisti intenti a prendere il sole e a divertirsi.

Pesantissimo il bilancio finale con 37 persone rimaste uccise, in particolare di nazionalità tedesca, francese e belga e altre 36 rimaste ferite, mentre non sembrerebbero esserci italiani coinvolti. Da non sottovalutare i danni all'economia tunisina già provata dagli attentati di marzo.

Ancora la Francia sotto attacco

Come la Tunisia anche la Francia torna nelle cronache del terrorismo islamico sei mesi dopo gli attacchi di Parigi al giornale satirico Charlie Hebdo. Questa volta l'obiettivo degli uomini affiliati al califfato è stata la fabbrica di gas industriale Air Products a circa trenta chilometri da Lione. In questo caso nella mattina del 26 giugno 2015, una macchina avrebbe tentato di schiantarsi contro delle bombole di gas, ed in seguito a questa azione è stato ritrovato un corpo decapitato (il primo da parte dell'ISIS sul continente europeo).

Il responsabile sarebbe Yassine Salhi, 35 anni, già in passato tenuto sotto osservazione per presunti legami con movimenti estremisti di fede islamica. Oltre a lui arrestata anche la moglie e una terza persona che avrebbe fatto da supporto all'attentatore.

Colpito per la prima volta il Kuwait

Per la prima volta anche il Kuwait registra un attentato riferibile ad ambienti del terrorismo islamico.

25 morti e 202 feriti il conto finale della strage di una Moschea sciita di Kuwait City gremita di fedeli in preghiera durante il mese sacro del Ramadan. L'attacco è stato poi rivendicato dagli uomini del Califfato attraverso i social network, come ormai d'abitudine in ogni loro azione che serve da propaganda, ma anche per il reclutamento di nuovi adepti per la creazione di un grande stato islamico.