È rottura totale tra governo e sindacati sulla riforma della Scuola. La frattura è evidente, forse insanabile. A poco è servita l'apertura di Renzi e il suo invito alle forze politiche di ritirare il fiume di emendamenti che bloccano il dl. In gioco c'è infatti il destino di migliaia di precari che, riforma o non riforma della scuola, hanno il diritto di ricevere risposte sul loro futuro. I veti incrociati dei partiti hanno posto colpevolmente in secondo piano un problema che si trascina da troppo tempo. I sindacati, l'opposizione, la minoranza interna del PD, hanno chiesto a gran voce un decreto legge che, in attesa dell'approvazione del testo, metta almeno al sicuro i lavoratori.

Un escamotage respinto dall'esecutivo che, anzi, ha rilanciato pubblicamente la sua sfida legando a doppio filo l'approvazione dell'intera riforma alle 100mila assunzioni previste dal testo stesso.

La sfida si sposta dal Palazzo alla piazza

La mobilitazione dei sindacati prosegue in tutta Italia. Ieri al Pantheon di Roma, FLC CGIL - CISL Scuola - UIL Scuola - SNALS Confsal - GILDA Unams, si sono ritrovate per ribadire il loro no al progetto di riforma della scuola avanzato dal governo. Tre sono le richieste avanzate dalle sigle: l'assunzione dei 100mila precari attraverso un piano di stabilizzazione, il blocco immediato del dl giudicato incostituzionale, l'apertura di una discussione per mettere in campo - nei prossimi mesi - un progetto di cambiamento concertato e condiviso con chi nella scuola ci lavora.

Il fallimento totale della "Buona scuola"

"L'impianto della riforma è inaccettabile" ha spiegato a Blasting News Italia il segretario generale della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza Cgil, Domenico Pantaleo. "Il piano del governo - ha aggiunto - si è dimostrato fallimentare e ha provocato solo una forte opposizione".

Renzi ha annunciato di voler incontrare i sindacati ad inizio luglio per far ripartire il dialogo. Una scelta che non scaccia la diffidenza degli interlocutori. "Abbiamo presentato da tempo proposte per cambiare radicalmente il testo - ha sottolineato Pantaleo - ma i fatti dimostrano che non c'è da parte del governo l'intenzione di ritornare sui suoi passi".

"Il dl in approvazione contiene al suo interno elementi chiaramente autoritari - ha sottolineato il segretario di FLC Cgil - come i poteri dati ai dirigenti scolastici, i 100 milioni per il merito sottratti alla contrattazione, i fondi assegnati alle scuole paritarie a svantaggio di quelle pubbliche, l'ok all'intervento dei capitali privati per sopperire alla mancanza di finanziamenti pubblici". Gravi errori che fanno da contorno al padre di tutti i problemi. "Bisogna dare una risposta al precariato - ha attaccato Pantaleo - perché questo ricatto di mettere insieme il disegno di legge con il destino dei lavoratori non lo accettiamo".

Il grande bluff delle 100mila assunzioni

"Di buona scuola non c'è niente" ha affermato Marco Paolo Nigi, segretario generale del Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori Scuola.

"Abbiamo chiesto invano - ha confermato - l'eliminazione di elementi gravi della riforma come il potere di affidare ai dirigenti scolastici le nomine e il legame della monetizzazione al giudizio degli studenti e dei genitori sull'operato dei docenti". Sulla richiesta alle opposizioni di Renzi di ritirare gli emendamenti che bloccano il dl, il professore non ha dubbi: "Unire l'approvazione del testo alle assunzioni dei precari è una forma vile e scontata di ricatto". "Va chiarito poi il tema delle 100mila assunzioni - ha aggiunto il segretario SNALS Confsal - perché si confonde l'assunzione con la trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a indeterminato. Sono tutte persone che già lavorano e sono sfruttati perché sono pagati meno.

Lo spot del premier è che ci saranno nuove assunzioni ma la realtà è che si tratta di stabilizzazioni". "Noi vogliamo una scuola seria - ha concluso Nigi - giudicare gli studenti per migliorarli, per dar loro la possibilità di arrivare all'eccellenza e non alla mediocrità in cui ci hanno cacciato. Diritto allo studio, dovere di studiare e sostegno per chi non ce la fa".