Fermarsi no, ma trattare con chi rischia di far cadere il governo, si deve. Renzi fa di necessità virtù, provando a concedere qualche spiraglio alle modifiche sulla Buona Scuola. Da una parte, il Presidente del Consiglio continua ad esprimere la propria volontà ad andare avanti e a dire basta all'Italia dei pianti e dei rimpianti, ma dall'altra si troverà costretto a trattare con la minoranza di sinistra, perchè in Senato si rischia grosso con i numeri.
E allora, prima bisogna mettere bene in chiaro le cose: chiamiamolo patto di non belligeranza, chiamiamolo accordo 'pacifico'. Una volta arrivati alla stretta di mano, niente più sorprese e dritti verso l'approvazione della riforma.

Riforma scuola, mediazione Renzi-minoranza sinistra: ecco perchè

Come riportato dal 'Fatto quotidiano', Renzi schiererà la sua 'formazione' di fedelissimi, composta dal da Francesca Puglisi (responsabile scuola), da Luigi Zanda (capogruppo al Senato) e dal senatore Francesco Russo; dall'altra, i 'bersaniani' si presenteranno alla mediazione con i senatori Walter Tocci, Vannino Chiti e Maurizio Migliavacca. 
Patti chiari, amicizia lunga: parliamone prima perchè dopo non si accettano 'tradimenti'. Così la minoranza di sinistra, probabilmente, estenderà la discussione anche sul tema delle riforme costituzionali. Sulla scuola, invece, bisognerà vedere fino a che punto si potrà tirare la corda e fino a che punto Renzi sarà disposto a mollare sulla questione del merito.
Di certo, gli spazi temporali per una trattativa lunga non ci sono. Entro la fine di giugno, massimo il primo di luglio si dovrà arrivare all'approvazione a Montecitorio, dove la riforma approderà dopo il voto in Senato. La prossima settimana, intanto, è previsto il voto in Commissione Cultura e Istruzione: il presidente Andrea Marcucci attenderà la riunione della direzione del Partito Democratico in programma per lunedì 8 giugno. Già dall'esito del voto in Commissione si potrà intuire quelle che saranno le strategie politiche studiate da entrambi i fronti e quale sarà il cammino della riforma in Parlamento.