In appena 24 ore la situazione a Bruxelles si è completamente capovolta. Dopo l'approvazione del piano economico da 12 miliardi di Euro, varato dal premier Alexis Tsipras che ha dovuto scontrarsi con l'ala sinistra del suo partito, sembrava che la strada per il raggiungimento di un accordo fosse spianata tanto da far pensare anche alla riapertura delle banche e della Borsa di Atene.

Invece proprio nel pomeriggio di domenica la situazione è peggiorata tanto da far temere il realizzarsi della famigerata Grexit, cioè l'uscita del paese ellenico dall'Euro.

L'ultimatum dell'Eurogruppo

Dopo la sostituzione del ministro Varoufakis con il più moderato Tsakalotos, l'idea era quella di aver rimosso il principale ostacolo alle trattative, vista la posizione decisamente estremista dell'ex ministro. Ora invece nonostante il cambio al ministero e l'approvazione del piano da 12 miliardi, tornano a fare capolino i dubbi sulla reale capacità della Grecia di mettere in atto le misure annunciate, e così si è fatta largo la posizione del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble che ha dalla sua parte la maggior parte dei paesi dell'Area Euro, il quale è ormai convinto che non abbia senso continuare ad erogare aiuti ad un paese praticamente in bancarotta, e in prima battuta aveva proposto l'uscita temporanea di 5 anni dalla zona euro per consentire al paese di risanare i conti e rientrare con i conti in ordine.

Ora dopo lo stallo nelle trattative si è arrivati all'ultimatum: 3 giorni di tempo per approvare le riforme promesse come l'aumento dell'IVA, la riforma delle pensioni e i tagli alle spese; non solo ma anche il ritorno della Troika ad Atene per vigilare sul corretto cammino delle riforme. Inutile ribadire che il governo greco non accetti di essere messo con le spalle al muro, e meno che mai di ritrovarsi tra i piedi i tecnici della Troika.

Scadenze da rispettare

Il 20 luglio, quindi fra sette giorni, la Grecia dovrà rimborsare una rata da 3,5 miliardi di Euro ricevuto dalla Banca Centrale Europea. Il governo greco ovviamente non ha questi denari e dunque, dopo la rata da 1,6 miliardi non rimborsata al Fondo Monetario Internazionale, il paese diventerà insolvente anche nei confronti dell'organismo presieduto da Mario Draghi, decretando di fatto il default con tutte le conseguenze che questo comporterà, a cominciare dall'uscita dall'Euro.