Michele Adinolfi, già protagonista di un'intercettazione telefonica con il presidente del consiglio Matteo Renzi, viene collocato da un'altra intercettazione ad un tavolo della Taverna Flavia di Roma, il 5 febbraio del 2014. Grazie ad una cimice posizionata dai carabinieri del Noe, si possono leggere le trascrizioni delle conversazioni di Adinolfi con alcuni personaggi, tra cui Nardella, allora vicesindaca e oggi sindaco di Firenze che riguardano argomenti delicati inerenti la gestione politica del nostro Paese.

Le intercettazioni

Come si apprende dal Fatto Quotidiano, che nei giorni scorsi aveva pubblicato anche le intercettazioni che riguardavano la telefonata con Renzi, i commensali erano: Michele Adinolfi, oggi comandante in seconda della Guardia di Finanza, che allora era generale interregionale per Toscana ed Emilia-Romagna, Dario Nardella, allora vicesindaco di Firenze, che di lì a poco sarebbe diventato sindaco per sostituire Renzi, il presidente dei medici sportivi Maurizio Casasco e Vincenzo Fortunato, che era stato capo di gabinetto quando il ministro era Giulio Tremonti e che detiene la presidenza di Invimit, una società che appartiene al Ministero dell'Economia e che ha il compito di amministrare alcuni immobili di proprietà statale.

Questi personaggi parlano, in primo luogo, della nomina a numero uno della Guardia di Finanza di Saverio Capolupo, nomina fatta dal governo Letta e che è stata accolta con sorpresa, dal momento che al suo posto doveva essere nominato proprio Michele Adinolfi, che oggi infatti è solo il numero due. Altro argomento di cui parlano i convitati è il passaggio Letta-Renzi: gli argomenti trattati sono dunque di grande interesse politico. Durante queste conversazioni, viene fuori il nome di Giulio Napolitano, figlio dell'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che viene descritto da Adinolfi come un uomo molto potente, "è tutto" dice addirittura Adinolfi.

Poi i quattro passano a parlare di Napolitano senior, che viene descritto come un uomo costretto a cedere ai ricatti, in quanto Enrico Letta e l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro "lo tengono per le palle".

Continuando a leggere le parole intercettate, Giorgio Napolitano viene descritto come un uomo non solo ricattabile, ma anche soggetto all'influenza dell'unico figlio, il cui potere viene considerato molto grande ed importante. Nardella esprime poi il suo parere sull'evolversi della situazione politica: per lui le mosse da fare sarebbero quelle di approvare la legge elettorale e di andare ad elezioni anticipate, sempre che non sia necessario "coprire una serie di cose" come per esempio la famosa nomina del Comandante della Guardia di Finanza, avvenuta, secondo Nardella, sei mesi prima del previsto.

La smentita di Giulio Napolitano

È giusto riportare che, alla fine dell'articolo dove il Fatto Quotidiano parla di queste intercettazioni, è riportata una lettera di Giulio Napolitano, nella quale il figlio dell'ex capo di Stato smentisce categoricamente la sua ricattabilità e la sua influenza sulle decisioni del padre, sottolineando di essersi tenuto volutamente in disparte dalla scena politica durante la presidenza del padre e mettendo in evidenza che nelle conversazioni riportate non emerge nessun fatto che possa provare nessun tipo di favoritismo nei suoi confronti.

Resta comunque interessante come certi argomenti molto delicati vengano trattati come chiacchiere da osteria da parte di alcuni personaggi, alcuni dei quali in teoria estranei al mondo della politica.