L'ex presidente del Consiglio è stato condannato a tre anni dal tribunale di Napoli per corruzione in concorso con Valter Lavitola, condannato alla stessa pena. Con l'intenzione di far cadere il governo Prodi, Berlusconi avrebbe corrotto con tre milioni di euro l'allora senatore Sergio De Gregorio, per portarlo dall'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro alla coalizione di centro-destra guidata dal cavaliere. Dopo sei ore di camera di consiglio, la prima sezione del tribunale di Napoli, presieduta da Serena Corleto, ha condannato Berlusconi in primo grado a tre anni di reclusione, con la pena accessoria di cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e con un risarcimento nei confronti del Senato della Repubblica, costituitosi parte civile attraverso l'avvocatura dello Stato.

È molto probabile che a livello giuridico questa condanna non avrà importanti conseguenze, anzi, probabilmente non ne avrà alcuna, è prevedibile che a novembre il reato cada in prescrizione. Inoltre mancano ancora due gradi giudizio nei quali i difensori dell'imputato potrebbero ribaltare il verdetto in una assoluzione. Quello che peserà saranno le conseguenze politiche. L'accusa, infatti, oltre ad essere molto grave riguarda la sfera politica e non quella dell'imprenditore o della sua vita privata (vedasi il caso Ruby).

"Prendo atto di un'assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell'interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare", è il commento del cavaliere subito dopo la condanna. Secondo Berlusconi dunque, anche questa sentenza sarebbe una sentenza di natura "politica", come d'abitudine.

Questa condanna in primo grado avviene quando il potere politico di Berlusconi è nettamente scemato e quindi ci pare difficile vederla come una sentenza politica. Anche Romano Prodi vuol dire la sua: "All'epoca arrivavano rumors sulla compravendita dei senatori. Se ne avessi avuto la certezza, sarei ancora presidente del Consiglio". E ancora: "Ad essere stata lesa è stata la democrazia non la mia persona". Ha aggiunto per spiegare perché non si è costituito parte civile al processo.