"Nel 2016 elimineremo noi, perché gli altri hanno fatto la finta, la tassa sulla prima casa". Matteo Renzi lo annuncia nel corso del suo intervento all'assemblea nazionale del Pd. E' un sabato infuocato, fuori Caronte picchia. Sarà il caldo, sarà la necessità di dare una sferzata al suo mandato reso traballante dalle troppe contrapposizioni interne alla sua maggioranza in vista pure di un rimpasto di autunno o di fine estate, sta di fatto che il premier spinge sul pedale delle promesse. Nulla è lasciato al caso: la location, le espressioni, i temi.

E quando prende l'impegno di una: "Riduzione delle tasse che non ha paragoni nella storia repubblicana di questo Paese", annunciando poi che si tratterà di una: "Rivoluzione copernicana senza far aumentare il debito sui nostri figli", sa che avrà lanciato l'ennesima pietra nello stagno, che scatenerà reazioni polemiche e lunghi dibattiti, che tirerà dalla sua parte ancora un po' di opinione pubblica e farà nascere qualche dubbio in più nei ragionamenti di economisti e amministratori locali.

'Un annuncio estivo' 

Come quando, nel febbraio 2014, nel suo discorso al Senato, per spiegare la sua idea di economia riprese la frase di un potente ministro al Bilancio della fine degli anni '80 che disse: "Non guardo i mercati finanziari, ma quelli rionali".

Il ministro era Paolo Cirino Pomicino, il quale oggi commenta con ironia le promesse dell'ex sindaco di Firenze. Al telefono abbozza una risata, poi parte con tre domande a raffica: "Cosa è successo di positivo per l'Italia e noi non ce ne siamo accorti? Si sono materializzati i miliardi necessari per coprire i mancati introiti della tassa?

Stanno studiando da sei mesi, ma chi e cosa?". Per Pomicino più che di un vero annuncio sembra un modo per dire o mandare a dire: "Se votate le riforme riduciamo le tasse altrimenti non le riduciamo". Un messaggio al Parlamento? "Diciamo che è un annuncio estivo - punzecchia Pomicino -, se son rose fioriranno".

Ma questo è Renzi, si dirà poi.

Perché, infatti, le reazioni si rincorrono e si susseguono immediatamente. Da sinistra a destra sono svariate le critiche insieme alle quali, chiaramente, non mancano parole di fiducia e apprezzamenti.

'Solo un facile slogan'

Il senatore Peppe De Cristofaro, di Sinistra ecologia libertà: "Dire che si vuole eliminare la tassa sulla prima casa è uno slogan facile, creato ad hoc per aumentare consenso. Non siamo d'accordo ad un taglio 'lineare' dell'IMU, perché sarebbe iniquo dal punto di vista sociale". Per il vicepresidente del gruppo Misto a palazzo Madama: "Non è possibile pensare di equiparare i proprietari di case lussuose,di prestigio a chi possiede appartamenti di valore inferiore, magari in periferia.

Occorre una rimodulazione graduale. A maggior ragione se si pensa che, a fronte di questo taglio, corrisponderà verosimilmente una diminuzione dei servizi erogati dai comuni e dagli enti locali, e che ricadranno sulle fasce più deboli della popolazione".

Si porrebbe, insomma, un primo problema, quello di riformare il catasto, in tempi brevi; e già questo sembra un ostacolo di non poco conto; ma attraverso la riforma del sistema si arriverebbe alla tanto attesa revisione delle basi imponibili attraverso la quale si raggiungerebbe una maggiore equità.

Come una canzone di Mina

Prevedibile la reazione del centrodestra che ha letto nelle promesse di Renzi il tentativo di impadronirsi di idee e percorsi che erano l'asse portante dei governi di Berlusconi.

Infatti sono gli ex ministri a rivendicare la paternità della riforma fiscale e a lanciare le prime e più pesanti bordate all'indirizzo di Renzi.

Come quelle di Gianfranco Rotondi che è stato ministro per l'Attuazione del programma di governo del Berlusconi IV: "Un cavallo di battaglia di Berlusconi e del centrodestra è stato sempre quello del fisco con particolare attenzione all'abbassamento della pressione delle tasse per le famiglie e alle agevolazioni x le imprese. Sulla tassa prima casa il governo Berlusconi ha di fatto condotto in porto la promessa di eliminarla perché andava a ledere non il patrimonio, bensì un diritto degli italiani. Il governo Monti l'ha ingiustamente reintrodotta e Renzi ora annuncia di toglierla dal prossimo anno".

Rotondi, che intanto ha fondato il partito Rivoluzione Cristiana, dopo la premessa, precisa: "Da parte nostra c'è la massima disponibilità, ci mancherebbe, e auspichiamo che ciò avvenga nell'interesse dei cittadini. Abbiamo però un timore: non vorremmo trovarci di fronte all'ennesimo annuncio di Renzi perché di fatto mancano le risorse. Speriamo le trovi, altrimenti come direbbe Mina soltanto parole, parole, parole...".

Il 'Renzi Show' 

"Anche oggi è andata in scena una nuova puntata del 'Renzi Show' questa volta sul tema del fisco". Mara Carfagna non le manda certo a dire: "Ci fa piacere sentire che il Premier abbia accolto una delle principali battaglie di Forza Italia, ossia l'abolizione della tassa sulla prima casa.

Vorrei ricordargli però che noi l'abbiamo abolita mentre i Governi che sono succeduti a quello Berlusconi l'hanno reintrodotta". La portavoce di Forza Italia alla Camera dei Deputati, ministro del governo Berlusconi, riferisce i dati diffusi dalla Cgia di Mestre proprio nella stessa giornata dell'annuncio di Renzi, dati che vedono la tassazione italiana al 43,4%, a fronte di una media europea del 40%, dunque auspica una riduzione del peso fiscale, a patto che sia reale, chiarisce Carfagna e non solo: "Prima di fare la morale a chi l'ha preceduto, Renzi faccia recuperare agli italiani quei 900 euro all'anno che pagano in più rispetto alla media dei cittadini europei e poi ne riparliamo".