Ombra ingombrante e scomoda per il governo Renzi quella che riguarda il ministro Maria Elena Boschi e la banca di cui suo padre era il vicepresidente, la Banca Popolare dell'Etruria. Lo scorso gennaio con un decreto legge, le prime dieci banche popolari sono state trasformate in società per azioni. Da questa operazione la banca incriminata ha guadagnato un bel po': esiste un conflitto d'interessi?

I fatti

Ecco cosa è successo così come raccontato dal Fatto Quotidiano. Il padre del ministro, Pier Luigi Boschi, era il vicepresidente della Banca Popolare dell'Etruria, banca che, negli ultimi anni, aveva vissuto un momento di difficoltà, rischiando di finire commissariata nonostante i vari tentativi di salvataggio.

Il decreto legge voluto dal governo Renzi che ha salvato la banca è stato chiamato "Investment Compact" ed è stato comunicato il 20 gennaio, ma già nei giorni precedenti erano uscite alcune indiscrezioni.

Mentre in Italia si svolgeva l'iter del decreto legge, da Londra compravano. Grazie a queste speculazioni, la banca dove non solo il padre, ma anche il fratello del ministro Boschi erano impiegati, ha avuto una crescita del 66% in quattro giorni. Si tratta di un grosso balzo in avanti, soprattutto per un istituto che era sull'orlo del lastrico. Anche la Consob si è insospettita e ha aperto un'indagine in proposito a queste operazioni.

I punti critici

I punti poco chiari di questa vicenda sono diversi.

Prima di tutto, si profilerebbe un conflitto di interessi nel momento in cui il ministro Boschi avesse votato un provvedimento che, è inutile negarlo, ha portato un forte vantaggio a ben due membri della sua famiglia. Uso il condizionale perché la Boschi nega di aver partecipato a quel consiglio dei ministri, in quanto impegnata in parlamento.

C'è poi un altro punto: anche il ministro possiede alcune azioni della banca in questione. Si tratta di 1500 azioni, come risulta dalla sua dichiarazione dei redditi.

C'è poi la questione di Londra: è proprio nella capitale inglese che ha sede il fondo speculativo di Davide Serra, personaggio molto vicino a Renzi, che ha dato molti soldi alla fondazione Open (fondazione che ha finanziato le campagne elettorali di Renzi), di cui il ministro Boschi è segretario generale.

Se si dovesse scoprire che Davide Serra è coinvolto in questa faccenda sarebbe un macigno pesante per il governo Renzi. Infine, c'è un'ultima questione, che riguarderebbe la tempistica che Renzi ha scelto per approvare la norma sulle banche popolari. La norme che riguardava l'argomento banche popolari doveva essere incluso nel Ddl Concorrenza, provvedimento in panchina al ministero dello Sviluppo Economico. Ma poi, improvvisamente, l'articolo riguardante la banche popolari è stato preso e trasportato nel Dl Investment Compact, con il risultato di farlo approvare molto più velocemente. Poco dopo questi avvenimenti, che risalgono al gennaio di quest'anno, la Banca Popolare dell'Etruria è stata commissariata, con la spinta di Bankitalia, con un provvedimento del ministero dell'Economia, a causa di gravi perdite patrimoniali.