Le dichiarazioni di Matteo Renzi rilasciate alle agenzie di stampa, riprese da Tgcom e da Il Sole 24 Ore circa la situazione di insolvenza in cui la Grecia è finita dopo il mancato pagamento della rata al FMI, sono improntate alle rassicurazioni circa l'inesistenza di rischio contagio per l'Italia. Il nostro Paese sarebbe fuori da quella che Matteo Renzi definisce la linea del fuoco dei rischi derivanti da un probabile Grexit. Standard & Poor's declassa la Grecia a CCC-, ossia a default probabile, mentre il premier italiano afferma che la situazione del debito pubblico è sotto controllo grazie all'ombrello protettivo della Bce.

Ciò in virtù dell'inizio di un percorso di riforme strutturali che stanno rilanciando la nostra economia. Ma in un articolo del Corriere della Sera, risalente al 15 giugno scorso in cui si parlava della situazione del debito italiano che toccava il suo record storico, si trova la secca smentita alle dichiarazioni del premier ex sindaco di Firenze. Nel frattempo il Partito Democratico si spacca dopo il voto di fiducia del Senato al Ddl Scuola con le fuoriuscite di Fassina e Civati.

La verità sui numeri del debito pubblico

Alla luce dei dati snocciolati dal Corriere non appare veritiera l'affermazione di Renzi che promette l'abbassamento delle tasse per il 2016. I dati seguenti parlano chiaro: Debito Pubblico al suo record storico con 2.194,5 miliardi nel 2015, in aumento dai 1.897 miliardi del 2011.Aumento della disoccupazione dal 8,6% del 2011 al 13% del 2015 nonostante il Jobs Act.

Pil in diminuzione di 73 miliardi dal 2011 a oggi ( 1615 nel 2011 / 1542 nel 2015 ). Spesa pubblica in aumento dai 721 miliardi del 2011 agli 830 miliardi del 2015. Crescita della pressione fiscale di circa due punti percentuali ( 42,5 % nel 2011/44,2% nel 2015). A corollario di questo triste elenco le dichiarazioni della Banca d'Italia che parlano di aumento del debito in misura superiore al fabbisogno mensile di aprile scorso per una cifra di 6,4 miliardi di euro.



Il PD perde i pezzi

La perdita di consensi in seno al PD è testimoniata da un sondaggio Demos che dà i partiti di opposizione in rimonta. Il M5S con il suo 25% è ora a soli 7 punti percentuali dal 32% del PD. Oltre che per effetto degli scandali dovuti a Mafia Capitale, la perdita di due milioni di voti alle recenti regionali è diretta conseguenza della risposta dei docenti dopo il passaggio della riforma scolastica vista come un pretesto per favorire i privati. In merito si era espresso l'On. Luigi Di Maio nel corso di una puntata televisiva di Porta a Porta.