Nichi Vendola è stato rimandato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta della procura di Taranto sui presunti danni ambientali provocati dall'Ilva. Insieme a Vendola, che all'epoca dei fatti contestatigli era il presidente della regione Puglia, sono stati rinviati a giudizio altre 43 persone e 3 società. Vendola si dichiara completamente estraneo ai fatti.

Le accuse

Nichi Vendola viene rimandato a giudizio con l'accusa di concussione aggravata in concorso.I fatti contestati risalirebbero al periodo tra il giugno del 2010 e il marzo del 2011, come riporta il sito dell'ansa.

Vendola avrebbe esercitato delle pressioni su Giorgio Assennato, presidente dell'Arpa Puglia, agenzia di tutela del territorio che era stata incaricata di monitorare la situazione relativa all'inquinamento ambientale prodotto dall'Ilva. L'allora presidente della regione avrebbe intimidito Assenato, minacciando di non riconfermare il suo ruolo dopo il 2011, quando il suo incarico sarebbe giunto naturalmente a termine, se non avesse addolcito la relazione relativa alle emissioni inquinanti dell'Ilva. Nel 2010 infatti l'Arpa aveva espresso la necessità di ridurre le emissioni di benzoapirene prodotte dell'azienda tarantina. Dopo le presunte pressioni di Vendola, però, l'Ilva avrebbe continuato la sua produzione senza la necessità di ridurre le emissioni tossiche.

Vendola difende strenuamente la sua posizione, dichiarando che andrà al processo "con la coscienza pulita" (ansa.it), e sostenendo che la sua sia stata l'unica amministrazione che abbia in qualche modo cercato di porre un freno all'Ilva.

L'intercettazione

Il "concorso" attribuito a Vendola dalle accuse sarebbe quello con Girolamo Archinà, che all'epoca in cui si sarebbero verificati i fatti era il responsabile dei rapporti istituzionali dell'Ilva, e viene considerato dalla magistratura molto vicino ai vertici dell'azienda.

In merito al rapporto tra i due accusati, nel 2013 il Fatto Quotidiano aveva pubblicato l'intercettazione di una telefonata avvenuta proprio tra Vendola ed Archinà. Argomento della telefonata è un episodio avvenuto nel 2009, subito dopo la fine della conferenza stampa relativa al "rapporto ambiente sicurezza" dell'azienda di Taranto, tenuta da Emilio Riva.

Subito dopo che Riva finisce di parlare, gli si avvicina un giornalista di un'emittente locale, per chiedere dei chiarimenti in merito al rapporto, visto che i morti a causa di tumori tra i lavoratori dell'Ilva sono, secondo il giornalista, molti più di quelli che all'azienda piace ammettere. Riva viene colto alla sprovvista, e si giustifica con un "ve li siete inventati (i morti)". A questo punto interviene proprio Archinà, che toglie malamente il microfono dalle mani del giornalista. Il video che documenta quanto accaduto sarebbe poi giunto al gabinetto di Vendola che, dopo averlo visionato, si sente in dovere di telefonare ad Archinà per complimentarsi di quello che definisce, tra le risate, uno "scatto felino".

Dopo aver commentato, tra grasse risate, l'episodio del giornalista, l'ex presidente della Puglia rassicura Archinà sul suo ruolo attivo nell'aiutare l'Ilva, dicendo: "dite a Riva che il presidente non si è defilato". Giorgio Archinà è stato poi arrestato nel 2012 con diverse accuse, tra cui quella di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale.