"Prendo atto di un'assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile - ha dichiarato ieri a caldo Berlusconi -. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell'interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare". A finire davanti ai giudici della I sezione penale del Tribunale di Napoli la presunta compravendita di senatori che, nel 2008, portò alla caduta del governo Prodi, formatosi due anni prima.

Il reato si prescriverà il prossimo 6 novembre

 

Oltre alla condanna a tre anni di reclusione, Berlusconi e Lavitola sono stati condannati anche a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Erano entrambi accusati di corruzione: Berlusconi perché avrebbe passato, nel 2008, ben 3 milioni di euro all'allora esponente dell'Idv, Sergio De Gregorio, poi passato al Popolo delle Libertà. Lavitola perché avrebbe fatto da tramite, consegnando a mano parte di questi soldi.

La condanna non diventerà mai esecutiva perché il reato si prescriverà il prossimo 6 novembre. Difatti, tra i 90 giorni previsti per la deposizione delle motivazioni della sentenza e i 45 necessari per l'impugnazione in appello, il processo di secondo grado inizierà a reato prescritto.

Le reazioni sono state numerose: gli esponenti di Forza Italia hanno espresso solidarietà al loro leader, definendo la sentenza "ingiusta" e "vergognosa". Tra questi anche il coordinatore regionale di Forza Italia Toscana, Stefano Mugnai, che ha definito il verdetto "l'ennesima sentenza politica che sulla bilancia della giustizia colloca due pesi e due misure: in questo caso la medesima condotta che compiuta a sinistra viene definita 'scouting', per Forza Italia dà luogo a una condanna.

E' come per la legge Severino, che viene applicata solo ai politici di destra in generale e di Forza Italia in particolare, a meno che non cambino casacca per sostenere governi di sinistra perché allora diventano bravi. Il punto è che abbiamo vinto i ballottaggi, e allora ecco che torna la persecuzione".

La decisione è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio, presieduta da Serena Corleto.

Martedì Berlusconi aveva inoltre ritirato l'istanza d'insindacabilità precedentemente presentata alla Giunta delle autorizzazioni della Camera. L'ex cavaliere avrebbe voluto vedersi riconosciuta l'immunità parlamentare. Sergio De Gregorio è invece uscito dalla faccenda il 23 ottobre 2013 - giorno del rinvio a giudizio di Berlusconi e Lavitola - dopo aver patteggiato un anno e otto mesi di reclusione.

Lavitola: 'Io? Un postino'

 

"Sono stato un corriere inconsapevole. Mi si accusa di avere portato mezzo milione di euro a De Gregorio in un pacchettino. Io ho dato questi soldi black (ovvero in nero), ma sono stato solo un postino, non conoscevo la ragione del pagamento" avrebbe detto al giudice Valter Lavitola.

Per lui, durante la requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto quattro anni e quattro mesi. Cinque invece gli anni richiesti per l'ex Cavaliere. Forti anche le parole di Sergio De Gregorio che, in una deposizione, avrebbe affermato di aver partecipato alle sedute in Parlamento soltanto quando veniva pagato.

Una vicenda che il pubblico ministero Henry Woodcock ha bollato come "un banale contratto illecito, una questione di vile pecunia, di scambio, di baratto tra soldi e tutto ciò che rientra nella funzione parlamentare". L'ex cavaliere - insieme a Valter Lavitola e a Forza Italia, riconosciuta responsabile civile - dovrà risarcire anche il Senato che, attraverso l'avvocatura dello Stato, si era costituito parte civile.

Nonostante la prescrizione alle porte, per il pubblico ministero Fabrizio Vanorio questa è una sentenza storica che "farà giurisprudenza perché è il primo caso in cui si affronta il tema della corruzione parlamentare".