Renzi vuole stanziare 80 miliardi per il Sud, ma questi soldi devono essere spesi bene, e non dovranno più esserci piagnistei e autoassoluzioni di sorta. Così sostiene il leader del centro-sinistra. Riuscirà il giovane presidente a risolvere, almeno in parte, i problemi che affliggono da più di 150 anni il Mezzogiorno? Sì perché i problemi del Sud durano ormai dall'Unità d'Italia. 'Una questione meridionale, anche se non fu allora riconosciuta come tale, nacque nel corso stesso del processo di unificazione [...] A Napoli, dopo la sconfitta della rivoluzione del 1848, i liberali che non avevano preso la via dell'esilio avevano dovuto subire la dura repressione borbonica, sicchè i margini per l'attività politica erano assai ristretti'.

(C. Petraccone: 'Le due Italie'). Altri, invece, presero la via dell'esilio e furono accolti nei salotti torinesi ed è possibile che questi esuli diedero un'immagine del Mezzogiorno non proprio edificante. Né del resto Cavour aveva grande considerazione dei Borboni. Infatti lo statista piemontese non voleva assolutamente allargare i confini futuri della nazione al Sud.

Gli eventi storici, però, videro trionfanti Garibaldi, i suoi mille e le rivolte dei meridionali contro la dominazione borbonica. Allorché anche Cavour dovette cambiare idea sull'unificazione per non cedere potere a Garibaldi e al Re Vittorio Emanuele (arrivò perfino a proporre un trattato ai Borboni mentre Garibaldi li stava combattendo!).

(D. Mack Smith: 'Il Risorgimento italiano'). Nelle regioni meridionali non erano scoppiate delle efficaci insurrezioni in appoggio del condottiero nizzardo, ma l'entusiasmo popolare fu enorme, e l'amministrazione borbonica si dimise in massa non appena si avvicinò l'avanguardia garibaldina.

La situazione economica del Nord e del Sud Italia al momento dell'Unità

L'Italia al momento dell'Unità era una Stato piuttosto povero e quasi totalmente agricolo. Da Nord a Sud. Per rendere l'idea prendiamo come esempio la produzione di ferro: nel 1861 in Italia era di circa 26.500 tonnellate contro 230.000 dell'Austria, 592.000 della Germania, 967.000 della Francia e 3.772.000 del Regno Unito.

(G. Pescosolido: 'Unità nazionale e sviluppo economico'). Per quanto riguarda il divario economico interno, esso sicuramente esisteva, ma era diversificato nei vari aspetti della vita economica e civile e nel settore industriale era di scarso rilievo. Vediamo qualche numero: 'Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria avevano intorno al 1857 circa 250.000 fusi di cotone contro 70.000 del Regno delle Due Sicilie, gli occupati nell'industria metalmeccanica, nel 1861, 7.231 contro 2.500' (Cit. G. Pescosolido).

Il rapporto Svimez e la risposta di Renzi

La Svimez poche settimane fa ha pubblicato i dati relativi al Mezzogiorno. Il quadro è allarmante. Complice la crisi cominciata nel 2008, il Sud registra un Pil negativo per il settimo anno consecutivo.

Il Paese è spaccato in due: il divario di Pil pro-capite è tornato ai livelli di 15 anni fa; dal 2008 al 2014 i consumi delle famiglie meridionali sono crollati quasi del 13% e gli investimenti nell'industria in senso stretto del 59%; nel 2014 quasi il 62% dei meridionali guadagna meno di 12.000 euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord. Di fronte a tutto questo, Renzi, vuole creare per il 15/16 settembre un masterplan. Tra i progetti 'concreti', per il leader del centro-sinistra ci sono l'alta velocità, tenere aperta l'Ilva e togliere le ecoballe dalla terra dei fuochi. Vedremo quali saranno i risultati e se le intenzioni del premier siano reali nei prossimi mesi dunque.