Era nell’aria da tempo un appello da parte di Papa Francesco rivolto alle istituzioni perché concedessero Amnistia e Indulto 2015 e così è stato. A margine della lettera inviata a Monsignor Rino Fisichella, il Pontefice in carica ha infatti ricordato come ‘quella del Giubileo (che scatterà l'8 dicembre prossimo, ndr.) abbia sempre costituito l'opportunità di una grande amnistia’. Chiaro il riferimento alle carceri italiane che solo di recente si sono tolte di dosso gli occhi dell’UE. Nel giugno del 2014 Bruxelles aveva infattipreso tempo sospendendoil giudizio sull'Italia e riservandosi di intervenire entro un anno qualora non fossero arrivatisignificativi cambiamenti.

Gli sforzi compiuti da Renzi e Orlando per far rientrare la situazione sono stati ritenuti positivi, il limite del giugno 2015 è cosìscaduto senza che l'UE si facesse risentire.Adesso però arriva l’appello del Papa, le istituzioni risponderanno presente o ignoreranno la cosa come già accaduto nove anni fa con Papa Wojtyla?

Novità Amnistia e Indulto 2015, Papa Francesco lancia l’appello: le Istituzioni risponderanno? Renzi e Orlando per il momento tacciono

Nella propria missiva, Papa Francesco ha parlato con grande chiarezza della situazione dei carcerati, gente che è sì meritevole di pena ma che ha comunque ‘preso coscienza dell’ingiustizia compiuta’ facendo scaturire da questa la voglia di rientrare in società.

A questo punto la palla passa alla nostra politica, al premier Renzi e al ministro Orlando, che quasi certamente, è bene chiarirlo, rimarranno sordi all’ennesimo appello. E poco importa se stavolta la firma è quella del capo della Cristianità su questa terra. Il Premier è contrario da sempre ad Amnistia e Indulto 2015 e la tacitaapprovazione giunta da Bruxelles ha fatto il resto.

La riforma della giustizia continua così in sordina, con i carcerati che continuano ogni giorno a farne la spese. Certo non una bella vetrina per il paese che fu di Cesare Beccaria, che con il suo ‘Dei delitti e delle pene’ ha creato uno dei fondamenti teorici più forti per quei sistemi giudiziari che rinnegano la pena di morte preferendovi una riabilitazione che passi dalla detenzione.

Ma che senso ha permettere che chi si trova in galera viva ammassato con altri sei o sette detenuti in celle che potrebbero contenerne al massimo 3 o 4? Quale riabilitazione si vuole perseguire, ci domandiamo noi, assoggettando un essere umano a condizioni di questo tipo? La riforma dovrebbe essere forte e decisa, e nonostante l’Associazione Antigone (quella che tutela i diritti dei detenuti) abbia di recente confermato dei progressi non appare equo (parola spesso abusata della quale solo di rado si conosce il senso) continuare a far persistere una situazione del genere anche fosse presente in un solo penitenziario. Quello di Papa Francesco non è certo il primo appello ‘ecclesiastico’ mosso nei riguardi dei due provvedimenti di clemenza generale.

Prima di lui ci ha provato senza successo Wojtyla, che in occasione della visita presso il carcere Regina Coeli del 2000 esortò le nostre autorità ad intervenire. L’ultima volta l’indulto fu concesso nel 2006, indulto che è cosa ben diversa dall’Amnistia. I due termini vengono spesso usati in forme sinonimiche ma in realtà delineano due fattispecie differenti: l’amnistia estingue il reato, l’indulto estingue la pena. La politica tanto per cambiare si trova disunita (il NCD è d’accordo, la Lega Nord no tanto per fare i nomi dei partiti più schierati) ma il no più duro viene dall’alto. Viene dal premier Renzi. Senza il volere del quale, ci insegna la storia recente di questo paese, nulla è possibile.