Le valigie delle vacanze estive, per circa settemila docenti saranno le stesse da utilizzare per una trasferta più lunga. Giornate frenetiche, queste, C'è da sistemare le ultime carte, c'è da trovare una sistemazione nella nuova destinazione, che sia dignitosa e possibilmente economica perché lo stipendio, si sa, è già poca roba e se ne andrà anche tra i viaggi per tornare a casa almeno ogni settimana, per rivedere figli, partner, genitori. Poi bisognerà sopravvivere, i pasti, e così via.

E allora, tra i tanti docenti che dopo anni di attese, rivivranno le sensazioni e i disagi degli emigranti, le cui immagini sembravano appartenere a un passato morto e sepolto, c'è anche chi ha scelto di non produrre la domanda.

Di non provarci.

Anna ècalabrese, dopo aver superato 3 concorsi, il primo dei quali precedente al 1999 e dopo quasi 20 anni di precariato nella Scuola primaria, ha deciso di non partecipare. Perché? “Perché mi dà fastidio che quasi ti costringono a recitare il ruolo di piccola fiammiferaia, che aborro. Sono figlia unica – spiega Anna a Blasting News -, mia madre soffre di gravi forme di epilessia, ha solo me che la accudisce. Se avessi partecipato, rifiutando una destinazione lontana, sarei stata cancellata a vita da tutte le graduatorie. Quindi ho scelto di non produrre domanda e di vedere come andrà nella mia vita. Certo darò battaglia insieme agli altri colleghi. Ma voglio dire che non ho nulla da dimostrare avendo superato già tre concorsi.

Anzi, non capisco perché vengano banditi nuovi concorsi a ogni cambio di governo, è assurdo, sono inutili. Oltre che costosi. Bisogna sempre dimostrare, cosa? I nostri sono titoli acquisiti per legge, abbiamo il diritto di essere assunti e non è giusto immettere nuovi disperati che si vanno ad aggiungere a graduatorie infinite.

Leggo di gente che dal nord viene spedita al sud e viceversa, è un controsenso. E intanto nessuno puntualizza un aspetto: sono contratti triennali tant'è che non c'è titolarità perché ogni tre anni il dirigente scolastico può dire all'insegnante 'finito, te ne vai', e allora dopo che fai? Potresti finire negli albi regionali o in quello nazionale e dopo che hai già cambiato vita una volta, devi ricominciare.

Un film drammatico, anzi un horror!”.

Ancora concorsi?

Basta concorsi, è l'imperativo per Anna e tanti altri precari nella sua situazione. Poi racconta anche delle mortificazioni che devono subire da parte di alcuni genitori. “C'è chi gira social e blog per diffamare il lavoro degli insegnanti. Mi ha scritto un tipo facendomi un rimprovero, dicendo che la dobbiamo finire di rompere le scatole perché genitori e figli hanno il diritto di valutarci. Insomma, danno il potere anche a esaltati, come queste persone, di giudicarci e noi perdiamo sempre più autorevolezza, dignità e con noi perde autorevolezza e dignità il sistema scuola, il Paese. Purtroppo spesso parla e legifera di scuola gente che di scuola non capisce un tubo. E a farci le spese siamo noi cittadini prima ancora che insegnanti”.