Mancano poco più di trecentomila firme alla campagna referendaria promossa da Pippo Civati. Obiettivo: cinquecentomila entro il 30 settembre. Otto quesiti per poter modificare, se non invertire, la rotta indicata dal governo Renzi su alcuni settori vitali per il Paese. Per il parlamentare che dopo aver lasciato il Pd perché in dissenso con Renzi, ha creato il movimento 'Possibile', si tratta di una occasione importante per il Paese. La spiega in questa intervista a Blasting News.

Onorevole Civati, cominciamo da un commento a un post sul referendum lasciato sulla sua pagina facebook. Un militante, ritengo del Pd, che scrive: “Non firmerei mai per non essere un traditore del partito. Come sputare nel posto dove hai mangiato”. Lei si sente un traditore?

"I traditori per definizione sono quelli che tradiscono le promesse.

In questo caso, il mandato elettorale. Il Pd ha votato cose contrarie - esplicitamente contrarie - al proprio programma elettorale. In particolare su lavoro e scuola, ma anche in campo ambientale e per la riforma elettorale".

Otto quesiti, otto temi, otto firme. Ce n'è uno a cui tiene di più?

"Tengo soprattutto al fatto che gli otto quesiti sono collegati tra loro. L'idea del governo è che decida uno solo, che sia premier, capo di partito, preside. Noi puntiamo sulla collaborazione e sulla cooperazione".

Dopo il ritrovamento del giacimento di gas al largo dell'Egitto e dopo che sul Jobs Act, Renzi ha detto che sono stati creati il 25% in più di posti di lavoro, pensa che sarà così facile convincere a firmare contro le trivellazioni a mare e la riforma del lavoro?

"Renzi dà numeri che non stanno né in cielo né in terra. Per ogni posto di lavoro creato con le trivelle - e le stime dicono che non sarebbero molti - se ne perdono nel turismo e nella pesca. E la preoccupazione dei territori è tale che la maggiore raccolta finora è stata fatta in Basilicata. La regione delle trivelle".

Si era perso un po' il sapore dell'iniziativa referendaria.

Negli anni sembrava sminuito anche il valore di questo fondamentale istituto della nostra democrazia. Ma il fatto che parta da sinistra contro provvedimenti presi da un governo di sinistra... E' quanto meno singolare, non trova?

"Che il governo sia di sinistra è del tutto discutibile. Anche Bersani, che pure lo sostiene, ha recentemente dichiarato che il Pd non c'entra con la sinistra, rammaricandosene.

La sinistra non propone i licenziamenti facili e il demansionamento, non propone le liste bloccate, il premio di maggioranza, il ballottaggio nazionale. La sinistra di governo ha un'altra idea di sviluppo. E il Pd si rivolge alla propria destra, non a caso".

E' una sfida Civati contro Renzi oppure è la dimostrazione che questo governo, in fondo, non è veramente di sinistra?

"E' il tentativo di tenere viva la democrazia italiana e di cambiare la politica con l'impegno, con la sovranità dei cittadini, con la rappresentanza".

Intanto Renzi, anche a Cernobbio, ha detto che la minoranza del Pd è coerente perché lo attacca sempre...

"Non so perché lo attacca ma poi non è stata mai conseguente. Senza i voti della minoranza Renzi non sarebbe mai diventato premier e non avrebbe mai approvato una legge.

E invece... Allora ad oppormi in direzione nazionale fui soltanto io".

Cinquecentomila firme entro il 30 settembre, banchetti, piazze, modalità anche online. Ma, si è detto: è un referendum di cui nessuno vuole parlare. Perché?

"Perché è fuori moda la partecipazione, perché i raccoglitori sono anonimi, sono persone comuni, che dedicano il proprio tempo a una causa comune. E si stanno appassionando e divertendo. Ricordo però che i referendum non si possono votare online, ma solo ai banchetti o presso i Comuni".

Dall'Italicum ai licenziamenti illegittimi, i temi sono quelli che si sentono nelle metropolitane e nei bar, temi discussi e odiati dagli italiani ai quali basterebbe firmare per sapere di poter cambiare qualcosa. E invece?

"E invece giorno dopo giorno lo stanno facendo. E sarà un crescendo, vedrà".