Le anime del Pd non riescono a trovare un accordo positivo sul disegno di legge che andrà a riformare uno degli organi costituzionali del nostro paese, ovvero il Senato. Da settimane le diverse fazioni del partito si trovano infatti agli antipodi su alcuni punti della riforma, un rallentamento che non piace a Matteo Renzi, per due ragioni. La prima è la possibile caduta di questa manovra intensamente voluta dal Governo e la seconda è la perdita di tempo e di energie che i dissidi interni gli fanno vivere, in quanto la sua concentrazione deve andare tutta sul prossimo traguardo, cioè l'approvazione e la messa in pratica del Patto di Stabilità.

Le posizioni dei rappresentanti del Partito Democratico

Secondo Roberto Speranza, portavoce della minoranza Pd, tocca a chi guida il partito, ovvero al premier Renzi, unirlo e renderlo compatto: il primo ministro, in tal senso, ha aperto alla riappacificazione delle due anime del Pd, affermando che una volta raggiunti i numeri per passare in aula è possibile ragionare sui contenuti e modificare alcune sezioni che non vanno a genio ad una parte del Pd. Bersani, da parte sua, ha raccolto positivamente la volontà di Renzi di discutere le riforme applicabili al Senato e ha ribadito di voler far decidere ai cittadini chi mandare al governo, una scelta che può essere presa solamente se viene affermata nell'articolo 2 del provvedimento.

Bersani ha inoltre sottolineato la necessità di eliminare ogni ambiguità, ogni tatticismo e ogni gioco di parole nella stesura della riforma, in quanto andrebbero ad amplificare un clima di tensione che non servirebbe affatto a chiarire come si muoverà la maggioranza del partito in questo delicato passaggio.

Bersani ha quindi chiesto chiarezza, disponibilità al dialogo e revisione di una legge che ha fatto arrabbiare (quasi) tutti e che quindi dovrà essere sicuramente messa sul tavolo da Renzi se desidera chiudere questo capitolo e concentrarsi sulle nuove riforme promesse al popolo italiano. "Pierluigi vorrebbe ricostituire i vecchi caminetti del Pd. Un bel tavolo informale maggioranza-opposizione in cui si prendono tutte le decisioni più importanti. Ma a questo tipo di gestione del partito, fuori dagli organismi ufficiali, non mi piegherò mai", ha affermato il premier.