C’è stato un tentativo di dialogo tra Obama e Putin sulla spinosa questione della guerra in Siriama, a parte una possibile intesa su dei raid aerei anti-Isis, le opinioni rimangono diverse soprattutto sul ruolo che dovrebbe avere Assad. Idue leader, dopo essere intervenuti all’Assemblea generale dell’Onu, si sono visti in un incontro privato durato 95 minuti, durante il quale alcune rispettive posizioni sulla Siria si sono ammorbidite, ma non le opinioni diverse sul futuro e sul ruolo del presidente Assad.

Le posizioni di Putin

Il presidente russo Putin ha detto in conferenza stampa che la collaborazione con gli Usa in Siria è possibile, ma che i raid aerei senza autorizzazione dell’Onu sono illegali, e la Russia vi parteciperebbe solo con l’avallo del diritto internazionale.

Inoltre,ha fatto anche sapere che le truppe russe già presenti in Siria non attaccheranno via terra.

Il presidente russo ha ribadito che per sconfiggere l’Isis in Siria, l’unica soluzione è appoggiare il governo di Damasco di Assad e che “occorrerebbe anche una coalizione internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale”.In questo senso, Putin ha suggerito all’Onu di adottare una risoluzione che coordini tutte le forze che combattono l’Isis.

Le posizioni di Obama

Gli Usa, in buona sostanza, non considerano negativa la presenza militare russa in Siria contro l’Isis, ma sono molto critici sull’appoggio che i russi potrebbero dare ad Assad contro il suo stesso popolo.

Obama, nel suo discorso all’Onu, ha detto che “sostenere dei tiranni come Assad solo perché l’alternativa sarebbe molto peggio non è un buon motivo” e ha ribadito che “una soluzione in Siria deve essere la transizione a un nuovo leader”.

Nel frattempo, si sta facendo strada un’altra possibile soluzione della crisi siriana: si potrebbe ricorrere alla cosiddetta “diplomazia della navetta”, che ha portato all’accordo sul nucleare con l’Iran.E a questo scopo, lo scorso 14 luglio, si sono già riuniti i protagonisti del suddetto accordo, e cioè i ministri degli esteri dell’Iran e delle sei nazioni con cui Teheran ha trattato (Germania, Francia, Regno Unito, Russia, Cina e Usa): l'obiettivo è quello di coinvolgere l’Iran nelle trattative iniziate dagli altri Paesi.