Non solo Ignazio ritira le sue dimissioni ma vuole in qualche modo lasciare un segno indelebile di sé. E' improbabile che il sindaco creda veramente di poter restare in sella. Intende però sfruttare bene i suoi ultimi giorni, prima che la sfiducia arrivi inesorabile e spietata dall' Aula Giulio Cesare (il parlamentino della Città Eterna), lasciando impresso ai romani il dna della sua politica. Spostare l' asse di Roma, guidandolo repentinamente verso le periferie. Sì, proprio verso quelle aree, degradate, che hanno fatto preoccupare molto Marino e hanno dato il primo forte scossone al trono sul quale sedeva comodamente.

E' così che nelle ore nelle quali metà dei romani già pensava di non avere più un sindaco che la Giunta Marino ha partorito un bando bislacco, rivoluzionando la location del Capodanno 2016 a Roma. Niente più centro storico. Troppo fighetto. Niente Fori Imperiali o Circo Massimo. Bandita Piazza di Spagna. Il Capodanno romano, il Sindaco dottore, lo vuole nelle periferie. E più precisamente in quei quattro punti cardinali che delimitano il punto d' inizio e di fine della umile rete metropolitana di Roma.

Tutti divisi, come nel gioco dei quattro cantoni, ad Anagnina, Battistini, Laurentina e Rebibbia. Quei nomi a molti noti solamente per le due linee che attraversano l' urbe.

Bando da 300 mila euro, firmato Marino

Potrebbe essere l' ultimo bando del suo governo. Probabile che sarà quello che più farà discutere. Per questo in molti hanno pensato ad un vero e proprio testamento politico o, forse sarebbe meglio dire, ad una bozza di programma elettorale per la prossima tornata, nella quale Marino probabilmente si ripresenterà sotto altra forma (e sotto altro simbolo, evidentemente).

Riqualificare le periferie (quante volte l' avete letto) forzando, imponendo un comportamento. Addirittura, spiegando ai romani dov'è che si festeggia per bene. Trecentomila euro, destinati a questo progetto, che prevederà musica, concerti e spettacoli ai quattro capolinea. Trecentomila euro per ricevere l' assoluzione, dalla rabbia di chi le periferie le vive tutto l' anno e lì si sente abbandonato. Orfano. Non certo di Marino ma di un' intera classe politica. Dagli ultimi trent'anni nei quali Roma ha culturalmente dovuto digerire le banlieue.