Le inchieste sull’attentato del 10 ottobre ad Ankara puntano sulle reti jihadiste in Turchia. Il governo di Recep Tayyip Erdogan non ha per adesso responsabilizzato nessuna organizzazione, ma ha molti sospetti su una cellula dello Stato Islamico. Il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, ha detto che non può dare dettagli, ma conferma che si è trattato “di due kamikaze. Ancora non posso nominare nessuna organizzazione”. Le autorità hanno promesso che combatteranno contro ogni forma di terrorismo, includendo quella pro-curda e di estrema sinistra.

Un elemento sottolineato dalla stampa turca sono le similitudini con l’attentato di Suruç del 20 luglio, dove sono morti 33 attivisti della sinistra pro-curda. È stato usato lo stesso tipo di esplosivo e la stessa modalità di “suicida attentatore”. Il quotidiano Cumhuriyet sostiene che poco prima dell’esplosione si è sentito l’urlo: “Dio è grande”, come è successo anche a Suruç. Una frase poco abituale tra la sinistra laica che era in piazza e che è stata oggetto dell’attacco terrorista.