La cortina di ferro sembra essersi spostata, adesso il baricentro della guerra fredda è tutto ad Oriente e il duro confronto si infuoca tra la Russia di Vladimir Putin e la Turchia di Recep Tayyep Erdogan. Ad accenderlo è stato il fuoco del cacciarusso abbattuto dalle forze turche.‘Udar’, ‘ il colpo’, lo ha definito Putin nel commento furibondo all’indomani dell’evento. Oggi si rimpallano accuse come i bambini che si accapigliano per stabilire chi ha picchiato per primo. Sembra l’alba di una nuova guerra. Forse senza armi. Questa volta si usano quelle dell’economia e non c’è chi colpisce e chi subisce, perché entrambe hanno da perdere nella sterilizzazione di 44 miliardi di dollari dovuti dal commercio bilaterale.

Le ritorsioni

La Russia gioca come secondo partner commerciale di Ankara in un interscambio che vale 31 miliardi di dollari nel 2014 e 18,1 miliardi nei primi nove mesi del 2015. Con il settore dei servizi si raggiungono i tondi 44 miliardi. Fino a qualche mese fa si puntava ancora alto, essendo entrambi i partner pronti ad intensificare la relazione: il prosit per il 2023 era di arrivare a 100 miliardi, traguardo auspicabile tanto più per una Russia annaspante a causa delle sanzioni europee. Ma il matrimonio adesso sembra finire, anzi in questo caso atterrare, prima di cominciare, come lasciano presagire le note del primo ministro del Cremlino Dmitrij Medvedev . Subito agli ordini, l’Ente per il turismo ha imposto il blocco sulle vendite dei pacchetti vacanza in Turchia, meta preferita dei Russi.

Dal turismo all’abbigliamento, l’Associazione russa con il boicottaggio disincentiva l’acquisto di abiti e beni di consumo del nuovo nemico. E qui la Turchia si vede sfuggire 7 miliardi di dollari. Caveat anche ai porti: a Novorossiisk, sul mar Nero, le dogane russe hanno chiuso ai carichi provenienti dal Bosforo, mentre Rosselkhoznadzor, l’ente preposto alle ricognizioni sui beni importati, ha diffuso la diceria degli untori: il pollame dall’Anatolia sarebbe infettato di batteri.

Ma anche Ankara ha le sue armi ritorsive: il Paese è la base di smercio per il russo, anche se il braciere scottante è quello dell’energia. La Turchia profitta del 60% del gas dei rivali e ha commissionato alla russa Rosatom la progettazione della sua prima centrale nucleare in un progetto di 20 miliardi. Ma queste frizioni sberciavano già da tempo. Adesso però si è arrivati alla sveglia e sembra quasi che l’incidente aereo, con la reticenza ad ammettere le responsabilità, si possa utilizzare a pretesto.