Quanti fili in questa fitta rete che tiene uniti poteri criminali e politici. Ma se sul caso Moro tanto è stato detto e scritto e, si spera, una conclusione possa venire fuori dalla relazione finale che farà la attuale commissione parlamentare di inchiesta, sulle dichiarazioni rese da Cutolo qualcosa si potrebbe ancora aggiungere.

Nel 1984, la casa editrice napoletana Tullio Pironti pubblicò 'il Camorrista. Vita segreta di don Raffaele Cutolo', scritto dal giornalista Giuseppe Marrazzo. Una ricostruzione lucida compiuta dal pluripremiato cronista napoletano che metteva insieme il “rosario di ricordi, episodi, riflessioni” che don Raffaele Cutolo “ha ravvivato in cella, quasi come una ginnastica mentale, nelle lunghe notti insonni”.

Un memoriale. E’ qui che, raccontandosi, Cutolo afferma: “Non avrei certo potuto eseguire l’operazione Cirillo se non avessi intessuto, in tempo non sospetto, relazioni con i terroristi”.

Parla delle lunghe conversazioni con Renato Curcio, Cutolo, e dei retroscena del rapimento dell’assessore regionale all’Urbanistica, il democristiano Ciro Cirillo, al quale Marrazzo dedica un capitolo molto dettagliato, con nomi e situazioni circostanziate fornite dal capo della Nco.

Quello che salta all’occhio, però, è che nemmeno una volta nella minuziosa ricostruzione di una parte della vita di Cutolo, si parla della vicenda Moro. Anzi, proprio in relazione alle trattative con alcuni esponenti della Dc per la liberazione di Cirillo, Cutolo dice: “Si avvertiva l’importanza del primo vero contatto tra la grande politica e l’organizzazione”.

L’organizzazione era la sua, la Nco. Ed essendo il rapimento Moro anteriore a quello di Cirillo, alla luce di questa affermazione sembrerebbe poco probabile l’esistenza di una trattativa per liberare lo statista.