Dopo i tragici fatti di Parigi di venerdì tredici novembre, la lotta al Terrorismo da parte degli Occidentali è entrata, gioco forza, nel vivo. La Francia ha avviato rastrellamenti nella zona della Siria dove hanno sede le basi operative dell'Isis. La Russia ha intensificato le proprie operazioni, sempre in quell'area, entrando però in contrasto con la Turchia. Il Belgio sta dando vita a un'autentica caccia all'uomo, con maxi-blitz e chiusure di luoghi pubblici al seguito. La Germania ha annunciato l'invio di propri uomini in Siria. Gli Stati Uniti sembrano invece nicchiare, proseguendo così con quella strategia di non-interventismo intrapresa con Obama e opposta a quella dei precedenti governi Bush.

E l'Italia? Il Premier Matteo Renzi, in un incontro ieri a Parigi con il Presidente François Hollande, ha fatto intendere che l'Italia non parteciperà alle operazioni di bombardamento contro gli jihadisti. Una scelta che potrebbe rivelarsi errata, come ha spiegato a Il Giorno l'esperto di strategia militare, Generale Carlo Jean. Ecco il suo ragionamento.

Strategia di Renzi fumosa, gli altri non ci aiuteranno

Jean senza giri di parole sostiene che nella posizione che Renzi ha espresso a Hollande vede solo molto fumo. L'Italia persegue nel voler mantenere i legami con gli americani, compromettendo così ogni possibile concreto intervento contro i terroristi. Ad esempio in Libia. Jean teme una simile politica estera.

E ciò ci espone a gravi pericoli, data la vicinanza della Libia dalle nostre coste. L'esperto militare ammette che i raid all'Isis sono necessari, perché di fatto ne hanno frenato l'avanzata. Ma oltre a ciò, occorre fare in modo che l'esercito siriano resti in piedi e che non ci siano eccessivi stravolgimenti nella politica siriana.

Assad va comunque messo da parte. Di qui ribadisce il concetto che l'Italia continua a guardare le cose ''da fuori, lasciando che siano gli altri ad agire''. Ma al contempo, Renzi rilascia dichiarazioni altisonanti che sanno solo di spot, del tipo: ''distruggeremo l'Isis".

Gli obiettivi da colpire

Quando poi l'intervistatore del giornale romano ha spostato la discussione sugli obiettivi da colpire, il generale Carlo Jean afferma che, al contrario di quanti molti asseriscono, di obiettivi ce ne sono ancora tanti.

Elenca ad esempio campi petroliferi e le raffinerie, che alimentano il lucroso contrabbando di greggio con le autobotti per opera dei terroristi. Toglierli l'oro nero, fa capire, sarebbe come togliere loro ossigeno. Dunque un colpo gravissimo, dato che proprio dal petrolio proviene la metà delle loro risorse finanziarie.