Antonio Coppola è presidente dell’Aci Napoli e del Comitato regionale degli Automobile Club della Campania. Pur avendo contribuito, in qualità di esperto, alla stesura del disegno di legge che istituisce i reati di omicidio stradale organizzando dei seminari giuridici non nasconde, sollecitato da Blastingnews, le proprie perplessità su qualche punto dell’impianto normativo. «Il Ddl prevede un inasprimento delle pene nei confronti di chi si è reso responsabile di incidenti mortali, ma – osserva - conferma la natura colposa del reato. Ciò che più conta, però, è assicurare l’effettività delle pene, onde evitare che il complesso sistema delle attenuanti finisca con il mitigare le condanne inflitte ai colpevoli».

La certezza della pena è in effetti una questione ancora aperta nel nostro Paese, non solo nei reati stradali. Concorda?

«Si tratta di un problema, quella delle pene che restano solo sulla carta, su cui da anni ci stiamo battendo relativamente anche ai reati di lesioni personali colpose. Attualmente, quelli derivanti da incidenti stradali sono puniti con la reclusione che, però, può essere applicata solo nelle circostanze riconducibili a infrazioni commesse alla guida in acuto stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe, essendo, queste, di pertinenza del Tribunale. Negli altri casi, invece, la reclusione resta inapplicata perché la competenza a giudicare spetta al Giudice di Pace il quale, però, può comminare solo pene pecuniarie fino a un massimo di 45 giorni.

La nostra proposta, dopo anni di battaglia, è stata finalmente recepita nel testo approvato, con la fiducia, al Senato ed entro poche settimane passerà sicuramente anche alla Camera».

Una legge che finalmente definisce l’omicidio stradale può essere considerata anche una svolta culturale. Non crede?

«Sì, questa legge rappresenta un’importante svolta in direzione della tutela della sicurezza stradale.

Tuttavia, la repressione da sola non basta a perseguire tali obiettivi, occorrono anche opportune attività di prevenzione, in termini di formazione, educazione e sensibilizzazione dei cittadini, a cominciare dai più giovani che continuano a rappresentare la categoria di utenti della strada più a rischio».