È un momento delicato quello che sta vivendo il Movimento5Stelle, forse il più delicato da quando ha fatto la sua comparsa sul panorama politico nazionale. Democrazia interna, unioni civili, Quarto, sono solo gli ultimi capitoli burrascosi di un romanzo che continua a portare la firma di Grillo e Casaleggio. Oggi più che mai si ha la certezza (condivisa finalmente dagli stessi componenti) che i cinquestelle siano solo il braccio di una mente che indirizza e governa i meccanismi a distanza. Un lavoro sporco che, il cosiddetto direttorio, lascia sbrigare a personaggi anche apprezzabili ma dall’assoluta dipendenza da un punto di vista esecutivo per le faccende che contano.

Chi sbaglia paga di tasca sua

L’ultima decisione unilaterale assunta dai registi Grillo e Casaleggio e fatta piovere sulla testa dei cosiddetti portavoce, è un contratto che i futuri grillini dovranno obbligatoriamente firmare. Una sorta di decalogo dalle regole piuttosto opinabili: la più discutibile è l’introduzione di una penale da 150milaeuro per i candidati che, nel corso della loro amministrazione, agiranno in via autonoma dal direttorio provocando un danno d’immagine al M5S. La violazione e la relativa multa sarà notificata in via formaledallo staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Il documento è apparso negli ultimi giorni nei Comuni (Roma e Torino) dove in primavera si correrà per la poltrona di sindaco.

La ritirata sulle unioni civili

La trasparenza e il voto online (seppur in numero esiguo) sono sempre stati i cavalli di battaglia del M5S che hanno, per certi versi, rotto gli schemi con la cosiddetta vecchia politica. Con l’aumentare dei casi e delle consequenziali polemiche, il direttorio ha tuttavia assunto sempre più il comando delle operazioni.

Sulle unioni civili il dietrofront è stato clamoroso con la scelta, comunicata attraverso il blog di Beppe Grillo, di lasciare libertà di coscienza ai parlamentari sul tema della stepchild adoption. A favore dei diritti per tutti si era già espressa la rete con una votazione online del 2014, ma sulla questione delle adozioni Grillo e Casaleggio hanno sbattuto la porta in faccia ai militanti.

La confusione di Quarto

L’ex sindaco grillino, Rosa Capuozzo, ha ritirato le dimissioni da sindaco del Comune di Quarto. In Campania è andato in scena un vero e proprio teatrino con i vertici nazionali che hanno prima difeso il primo cittadino facendone una bandiera dell’anticamorra, per poi sfiduciarlo ed espellerlo per la mancata osservazione dei comandi del direttorio. Insomma, a Quarto si sono consumati errori su errori che il M5S ha pagato in termini di credibilità e consenso elettorale. È venuto così a cadere quel concetto di purezza e integrità morale che per il M5S hanno rappresentato lo spartiacque dai partiti tradizionali. Forse è proprio dalla Campania che l’anima del Movimento è cambiato.

La difesa dei big

Sono stati i personaggi più popolari del M5S a doverci mettere la faccia sulle decisioni assunte senza discussione interna alcuna. “Il vincolo di mandato è sacrosanto per chi vuole fare la politica onestamente” ha affermato il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. “Con questo metodo - ha aggiunto - i traditori non potranno più vendersi al miglior offerente”. “In un Paese dove arrestano un esponente di governo al giorno - ha attaccato Alessandro Di Battista - il problema è sempre tutto quel che fa il M5S”. A rivendicare il decalogo è stata Roberta Lombardi che lo ha presentato a Roma: “Se ti candidi con noi prendi un impegno per questa città. Astenersi perditempo”.