Quando nel 1928 l'allora presidente degli Stati Uniti, Calvin Coolidge, fu ricevuto a L'Avana dal presidente cubano Gerardo Machado, entrambi probabilmente non si aspettavano di essere ricordati così a lungo nella storia dei due Paesi per quella che all'epoca fu la normale visita di un Capo di Stato ad un altro. Coolidge è stato l'ultimo inquilino della Casa Bianca a recarsi alla "flaca". I successivi presidenti americani, pur appoggiando apertamente il dittatore Fulgencio Batista che aveva preso il potere nel 1933, non andranno mai a Cuba. Dopo la rivoluzione castrista culminata vittoriosamente nel 1959, seguiranno i lunghi anni di gelo caratterizzati dal pesante embargo imposto dal governo degli Stati Uniti.

Ad entrare nella Storia in tal senso sarà ora Barack Obama che ieri ha annunciato la sua intenzione di visitare la patria dell'ormai ex nemico nel prossimo mese di marzo.

Verso il disgelo definitivo

La visita è stata fissata per il 21 e 22 marzo, Obama sarà accompagnato dalla moglie Michelle. L'incontro a L'Avana con Raul Castro segna il culmine della politica di "disgelo" avviata dal presidente cubano sin dal 2008, quando venne nominato ufficialmente presidente del consiglio di Stato al posto del fratello. Le gravi condizioni di salute, come noto, spinsero Fidel Castro a rinunciare alla guida del Paese. Da allora il lider maximo, nonostante la piena riuscita dei vari interventi chirurgici ai quali è stato sottoposto, è apparso pochissime volte in pubblico anche se a quasi 90 anni continua ad essere la figura politica di riferimento dei cubani.

Dopo una vita trascorsa all'ombra del fratello, Raul sta tracciando da quasi un decennio una svolta storica per l'isola caraibica. Il disgelo con gli Stati Uniti inizia alla fine del 2014 con lo scambio di alcuni prigionieri politici detenuti nelle carceri di entrambi i Paesi. Il 30 giugno dello scorso anno i due governi si sono accordati per la riapertura delle ambasciate nelle rispettive capitali, quella degli Stati Uniti a L'Avana è stata riaperta ufficialmente lo scorso agosto alla presenza del segretario di Stato americano, John Kerry.

La visita di Obama ora potrebbe gettare le basi per porre la parola fine all'embargo iniziato nel 1961 che di fatto lasciò l'isola alle dipendenze economiche dirette dell'URSS e dunque in serissima difficoltà dopo lo sfaldamento della superpotenza sovietica negli anni '90. Il presidente americano ha già annunciato la sua intenzione di chiudere questa pagina ma di fatto, per rimuovere ufficialmente il blocco commerciale, sarà necessario il voto del Congresso.

In tal senso rappresenta un segnale positivo il ripristino dei collegamenti aerei tra i due Paesi, sottoscritto due giorni fa a L'Avana dal segretario dei trasporti Adel Yzquierdo e dal suo pari carica statunitense, Antonio Foxx.

Svolta epocale poco gradita ai Repubblicani

Con le primarie in fase di svolgimento, negli Stati Uniti siamo in piena campagna elettorale. Barack Obama sta vivendo un momento di oggettiva difficoltàa causa della crisi siriana e rispettare quanto promesso, quando annunciò la sua intenzione di porre fine all'embargo verso Cuba, sarebbe un segnale forte di coerenza. In un momento storico in cui si riparla di guerra fredda, motivata dalle attuali tensioni con la Russia per tutto ciò che accade in Medio Oriente, chiudere una pagina di Storia che ha caratterizzato il secolo scorso e questo scorcio iniziale di millennio è un grosso risultato.

Ma ovviamente regna il clima da campagna elettorale ed alla notizia della prossima visita di Obama e consorte a Cuba, sul capo del presidente americano sono piovute aspre critiche da parte dei candidati repubblicani Ted Cruz e Marco Rubio, entrambi di origine cubana ed ambedue favorevoli a proseguire sulla via dell'embargo fino a quando i Castro saranno al potere sull'isola. Ma Obama tira dritto per la sua strada e parla di "missione importante in virtù degli sforzi che si stanno facendo per migliorare la vita del popolo cubano".