Il testo del decreto Madia sulle società partecipate arrivato in Conferenza unificata solleva tra gli esperti del settore diversi interrogativi legati agli effetti concreti che il provvedimento può apportare nella riorganizzazione e razionalizzazione delle spese degli enti locali.

La discrezionalità degli enti locali

Uno dei nodi centrali riguarda i parametri secondo i quali gli enti locali possono costituire, mantenere e acquisire società partecipate. La definizione del raggio d’azione degli enti locali nell’attuale testo viene sancita dall’articolo 4 comma 2 lettera a): “ le amministrazioni pubbliche possono, direttamente o indirettamente, costituire società o acquisire o mantenere partecipazioni in società esclusivamente per lo svolgimento delle attività sotto indicate: a) produzione di un servizio di interesse generale”.

La definizione giuridica di “servizio di interesse generale”, lascia di fatto agli enti locali ampia libertà di azione.

La ricollocazione del personale

Un secondo punto da affrontare riguarda la ricollocazione del personale. Se il provvedimento Madia non sarà modificato, dovrebbe tagliare circa 7000 società partecipate che secondo i dati Istat occupano un numero di persone compreso tra gli 83.000 e i 115.000. I lavoratori in questione sarebbero inseriti in un database nazionale in attesa di ricollocamento e questo comporterebbe un blocco di nuove assunzioniper circa tre anni.

Gli amministratori provenienti dal privato

Un altro nodo controverso riguarda il comma 8 dell’art 11 :“gli amministratori delle società in controllo pubblico non possono essere dipendenti di amministrazioni pubbliche” prevedendo di fatto ruoli dirigenziali esclusivamente destinati a personale provenienti dal settore privato.

Il ruolo del Mef, un ritorno al passato

Novità importante riguarda anche il Mef che dovrebbe assumere interamente la vigilanza dell’attività sulle società partecipate secondo l’articolo 15 della riforma Madia, sancendo di fatto un ritorno alla centralizzazione delle competenze da parte dello stato. Si tratta di un altro scoglio sul percorso del governo Renzi.