Sarà Pedro Sanchez a tentare la formazione di un nuovo governo in Spagna. Questa sera il re Felipe VI ha dato ufficialmente l'incarico al segretario del Partito Socialista dopo il terzo giro di colloqui con i vertici dei vari schieramenti. La sostanza non cambia, il prossimo governo del Paese iberico dovrà essere necessariamente un "governo di coalizione". In caso contrario la Spagna tornerà alle urne.

La rinuncia di Mariano Rajoy

Il Congreso è chiaramente in fase di stallo dopo il voto del 20 dicembre scorso. Il Partito Popolare del premier uscente Mariano Rajoy rappresenta la maggioranza relativa dei seggi, 123 contro i 90 dei socialisti di Sanchez, i 69 di Podemos ed i 40 di Ciudadanos.

Lo scorso 22 gennaio Rajoy ha rinunciato ufficialmente a formare il nuovo governo dopo l'offerta di re Felipe. Aveva lanciato l'idea di un vero "compromesso storico", un governo di grande coalizione con i socialisti. Sarebbe stata la prima volta in assoluto dal 1977, quando si svolsero in Spagna le prime elezioni democratiche dopo la fine della dittatura franchista. Ma allo stato attuale è più probabile la composizione di un governo progressista.

Governo di sinistra

Podemos, il partito anti-casta guidato da Pablo Iglesias, è stato paragonato ai 5 Stelle di Beppe Grillo. Un movimento che nasce dal basso, dalle proteste di piazza, dai cosiddetti "indignados", capace con il consenso popolare e l'appoggio di numerosi ex militanti socialisti e dell'estrema sinistra di entrare in pompa magna al Congreso addiruttura con 69 deputati.

Ma dalle recenti dichiarazioni di Iglesias ci sarebbe una sostanziale differenza con quanto accaduto in Italia con i grillini. Podemos infatti sarebbe favorevole ad entrare in un governo di coalizione con i socialisti ed Izquierda Unida, partito dal quale ha attinto a piene mani e che adesso si ritroverebbe addirittura parte di un'ipotetica maggioranza pur avendo ottenuto un consenso elettorale ai minimi storici (era presente alle elezioni sotto il simbolo di Unidad Popular, ndr) che in soldoni viene tradotto con appena due esponenti in Parlamento.

Pedro Sanchez ha comunque atteso con pazienza le decisioni di Rajoy ed ora ha accettato la proposta del monarca. Si candida dunque al ruolo di premier ed avrà tre settimane di tempo per formare la nuova maggioranza. "Parlerò con tutte le parti politiche - ha detto Sanchez - sia a destra che a sinistra". Ma l'ipotesi più probabile, forse l'unica in grado di dare una maggioranza di governo alla Spagna ed evitare nuove elezioni, è quella di una coalizione di sinistra. Comunque vada, sarà un successo per gli ex "indignados".