Il gioco elettorale delle primarie statunitensi è molto semplice, così come lo è quello relativo alle presidenziali. Non importa quanti turni vinci o in quanti Stati sei il più votato perché quello che conta davvero è vincere le sfide chiave. Quella di New York lo era per i battistrada di entrambi gli schieramenti ed i sondaggi sono stati rispettati. Per Donald Trump ed Hillary Clinton due successi netti, senza discussioni.

Repubblicani: Trump sfonda il muro del 60 per cento

Plebiscito per Donald Trump tra le file repubblicane, il miliardario giocava in casa ed era scontato che si prendesse la maggioranza dei voti e dei delegati.

Ted Cruzaveva l'obiettivo di limitare i danni ma riteniamo che per il senatore del Texas sia stata tutt'altro che una giornata felice. Dati alla mano, Trump ha ottenuto il 61 per cento dei consensi ed ha raccolto 89 delegati lasciando le briciole agli avversari: John Kasich al secondo posto ha totalizzato il 25 per cento con tre delegati mentre Cruz, al 15 per cento, non ottiene alcun delegato da questa trasferta newyorkese. Per Trump dunque un totale di 833 delegati, ne mancano ancora 404 ed è un obiettivo che è obbligato a raggiungere per avere la nomination perché in caso contrario i vertici del Grand Old Party sono pronti al 'golpe'. Poco importa se Paul Ryan ha detto, ridetto e ribadito che non accetterebbe una nomination alle presidenziali, soluzione alternativa non dichiarata ma pensata dal partito se Trump non dovesse avere la maggioranza assoluta alla convention di luglio.

L'impressione è che Ryan alla fine potrebbe dire "si"e che al momento stia semplicemente facendo ciò che ogni buon politico deve fare in casi come questi: stare alla finestra. Ad ogni modo "The Donald" ha vinto una battaglia importante ma sa che la sua guerra è ancora lunga.

Democratici: Hillary torna al successo

Siamo pronti da tempo a concedere a Bernie Sanders l'onore delle armi.

La sua missione alle primarie sta andando oltre le più rosee previsioni e, se non altro, ha il merito di dare più che fastidio alla grande macchina organizzativa dei Clinton. Ma Hillary sapeva che una sconfitta a New York poteva rappresentare davvero un ritorno in pompa magna dell'avversario e pertanto aver ottenuto il 58 per cento dei consensi e ben 135 delegati nella Grande Mela giustifica la sua grande soddisfazione.

Sanders si ferma al 42 per cento con 104 delegati e ne ha complessivamente 1.229 contro i 1.911 della front-runner democratica alla quale mancano 472 delegati per ottenere la nomination. Ad ogni modo, tra primarie e caucus, Hillary Clinton aveva perso in ben sette turni consecutivie, pertanto, oggi si gode questa importantissima vittoria che avvicina l'ex segretario di Stato alla corsa più importante.

I prossimi appuntamenti

Il 26 aprile sarà un'altra giornata full time per i candidati dei due partiti. Si vota per le primarie in cinque Stati: Connecticut, Delaware, Maryland, Pennsylvania e Rhode Island. Sarà il Super Tuesday di aprile, altro appuntamento che potrà dare indicazioni più precise su chi saranno i due candidati per la presidenza degli Stati Uniti.

L'impressione è che tra i Democratici i giochi sono fatti da tempo mentre la corsa repubblicana riserverà ancora colpi di scena. Trump contro tutti? Forse si, sicuramente contro lo stesso partito che lo ha candidato e che ora farebbe di tutto per lasciarlo al palo.