Sono stati pubblicati di recente i sondaggi sul referendum costituzionale di ottobre. Il primo studio è stato prodotto dall'Istituto Demopolis per la trasmissione Otto e mezzo del canale La7, il secondo dalla Società Ixè per il programma Agorà di Rai 3. Per quanto riguarda i dati sull'affluenza entrambi i sondaggi danno percentuali molto altre.

Alla domanda sull'affluenza gli italiani hanno risposto:

  • 70% SI, 22% NO, 8 forse per il sondaggio commissionato da Rai 3.
  • 47% SI, 40% NO, 13% forse per il sondaggio di LA7

Per quanto riguarda le preferenze generali invece le risposte sono state:

  • 58% sì, 42% no(esclusi in questo caso gli indecisi) per Demopolis
  • 51% sì, 49%no per il sondaggio di Ixè Rai 3

Il risultato quindi è ancora molto incerto e sarà fondamentale la campagna elettorale dei due comitati del sìe del noper far prevalere la scelta.

Le ragioni del sì e del no e i possibili scenari futuri

Entrando nel tema della discussione, i punti di forza dei comitati del sìe del nopotrebbero essere i seguenti:

Comitato del sì: il punto regina della campagna elettorale certamente potrebbe essere la riduzione dei parlamentari da 515 a 100. Oltre a questo bisogna annoverare anche l'introduzione del referendum propositivo, il superamento del bicameralismo perfetto (le 2 camere fanno la stessa cosa), l'abolizione dell'ente CNEL e un processo legislativo più breve.

Comitato del no: i principali temi sollevati dai critici alla riforma sono il senato non elettivo, un processo legislativo non semplificato che può creare contrasti con le Regioni, una riduzione fittizia dei costi politici, un accentramento di potere pericoloso del potere nei confronti dell'esecutivo e la poca chiarezza delle funzioni eseguite dal nuovo Senato regionale.

Al di là delle ragioni del sìe del nosul referendum costituzionale, bisogna considerare che in entrambi i casi vi potrebbero essere dei problemi di governabilità. Ovvero se passa il sì, il Senato votando comunque la legge di Stabilità potrebbe bloccare il Governo. Se passa il no, invece l'attuale legge elettorale al Senato renderebbe impossibile la formazione di una maggioranza. In entrambi i casi quindi c'è lo spettro delle larghe intese.