Lo stato dell’Indiana ha emesso il suo verdetto, segnando un passaggio chiave delle primarie del 2016 negli Stati Uniti, dove l’8 novembre si eleggerà il successore di Barack Obama alla Casa Bianca. Tra i repubblicani vince Donald Trump con il 53% dei consensi contro il 37% del suo sfidante principale Ted Cruz, il quale alza bandiera bianca, spianando la strada al tycoon newyorkese; tra i democratici, invece, la spunta a sorpresa Bernie Sanders con il 53% su Hillary Clinton, che si ferma al 47% ma conserva un vantaggio tale da mantenere le gerarchie a suo favore.

Mancano dodici stati ancora da interpellare prima del the end delle campagna, ma ormai i giochi sembrano fatti.

La pensa così anche Andrea Marinelli, giornalista e scrittore che nel 2012 passò alla ribalta delle cronache per la pubblicazione di un libro, “L’ospite”, in cui raccontò il suo viaggio avventuroso per seguire le primarie americane, prendendo pullman, aerei o facendo l’autostop e riuscendo a trovare ospitalità nei luoghi in cui si recava per seguire i comizi dei vari candidati. Allora, da una parte correva Obama per la rielezione, dall’altra Mitt Romney, e tutti sappiamo com’è andata a finire. “Quattro anni fa – ricorda Marinelli - la corsa fu più semplice: c’era un candidato favorito e si sapeva già dall’inizio che avrebbe vinto.

Però sono riuscito a raccontare di più l’America dei posti che ho visitato”. E com’è cambiato il paese rispetto ad allora? “Dal punto di vista economico le cose vanno molto meglio e Obama passerà alla storia come il presidente delle grandi conquiste sociali, vedi i matrimoni gay o gli interventi nel campo dell’immigrazione.

Il suo secondo mandato è stato intenso, ha potuto osare di più e ha fatto cose che hanno cambiato radicalmente la vita di milioni di cittadini. L’America rispetto a quattro anni fa sta molto meglio, pur restando vivi i suoi problemi cronici. Ma è passata la fase della ripresa, ora siamo in una nuova era”. A meno di improbabili colpi di scena, toccherà a Hillay Clinton o Donald Trump gestire questa nuova era.

Il responso emesso in Indiana, infatti, fa ancora più luce sui loro nomi come candidati alle presidenziali. Sul fronte repubblicano, la notizia è il ritiro di Ted Cruz, che dal palco di Indianapolis ha spiazzato i suoi sostenitori, affermando: “Gli elettori hanno scelto un’altra strada. Con il cuore pesante, sospendiamo la nostra campagna”. Così Trump non pare avere più avversari. Sulla sponda democratica, Sanders interrompe la sua striscia negativa e conferma il suo ruolo in queste primarie, in cui però la Clinton mantiene un vantaggio considerevole. “Il ritiro di Cruz – dice Marinelli - è stato una sorpresa, non me lo aspettavo. Ma visti i risultati in Indiana in effetti non c’era più motivo di andare avanti.

La campagna è segnata e, salvo colpi di scena, sarà Trump a rappresentare i repubblicani alle elezioni dell’8 novembre. A mio avviso, la linea è tracciata anche per i democratici: Hillary non è in bilico, sta conducendo una campagna solida e non ha mai realmente sofferto la presenza di Sanders, il cui ruolo fondamentale è stato però quello di portare a galla i problemi della classe media americana, come le disuguaglianze economiche e sociali, che altrimenti sarebbero rimasti esclusi dalla campagna dei democratici”. Quale sarà la prima grande sfida del futuro presidente degli Stati Uniti? “La prima partita da giocare – conclude Marinelli – sarà in politica estera. Gestire il grave scenario internazionale sarà il nodo dei prossimo quattro anni”.