Dopo aver dichiarato nei giorni scorsi che le opposizioni e i comitati per il NO alla riforma costituzionale starebbero tentando di politicizzarne il referendum, in una riunione con i parlamentari del Partito Democratico di ieri, il premier-segretario Matteo Renzi ha elencato una serie di strategie da seguire nei prossimi sei mesi - tanti quanto mancano al voto di ottobre - volte a mettere in buona luce l'operato del suo Governo ed utilizzarlo per convincere gli italiani a votare a favore della riforma Boschi: "Dobbiamo avere un atteggiamento in cui giochiamo all'attacco.

In ogni piazza e in ogni città raccontiamo cosa facciamo in Europa e in Italia".

Questo “atteggiamento” rimarca invece la sua, di volontà, a dare un senso politico alla suddetta riforma, specialmente se rispolveriamo le dichiarazioni di qualche settimana fa dove ha sottolineato più volte di volersi giocarsi la carriera politica puntando sul risultato del voto. Ad ogni modo sarebbe ipocrita pensare ad un qualsiasi Governo, propositore di una qualsivoglia riforma, che non cercasse di politicizzarsela per tirarla fuori – al bisogno - dal cilindro del proprio pedigree e spiattellarla nella magia di una campagna elettorale, ma accusare gli altri di qualcosa a cui già si è dato volontariamente inizio non è certo un gesto da Presidente del Consiglio maturo.

Dare un senso al Governo e promuovere i comitati per il SI

Tuttavia nella stessa riunione ha continuato ad esortare i suoi parlamentari a raccontare e “dare un senso” di ciò che è stato fatto in questi due anni di governo. L'idea di marketing per promuovere il SI, sarebbe quella di essere presenti con uno slogan d'effetto a tutte le feste dell'Unità.

Inoltre sono state consegnate delle cartelline ai segretari locali del partito, contenenti i moduli per la raccolta delle firme per i comitati del SI, in vista della presentazione di sabato su tutto il territorio nazionale.

Una riforma costituzionale che parte da un comportamento da scolaretti

Insomma, nulla da obiettare sull'organizzazione e sulla movimentazione di forze per cercare di recuperare consensi dopo che alcuni sondaggi parlerebbero dei NO in vantaggio; passi anche il cercar di dare un peso politico al referendum, nonostante verta sulla riforma della Costituzione per cui dovrebbe essere libero da ogni “tifoseria” e, pertanto condiviso anche dalle opposizioni, ma tirare la pietra e nascondere la mano indicando, magari, gli altri di aver compiuto il gesto, sa tanto di comportamento da scolaretto più che istituzionale: sarà per un entusiasmo recondito del Premier che ha peraltro annunciato sempre nella medesima riunione di aver organizzato un comitato per il SI anche con i suoi ex compagni di scuola?