Tra meno di un mese rinascerà, a Bologna, il Partito Comunista Italiano. Il partito avrà lo stesso nome di quello utilizzato dal 1943 in poi e un simbolo praticamente identico a quello originale, disegnato dal pittore siciliano Guttuso e voluto da Palmiro Togliatti. Simbolo che contiene la falce e il martello con una bandiera italiana in secondo piano. Molto simile, ma non del tutto identico. Cambiano infatti alcuni dettagli: la scritta PCI, a differenza di quella originale, non sarà puntata e il font utilizzato sarà leggermente diverso rispetto al ‘vecchio’ Helvetica Black, ‘meno pesante e più moderno’ stando alle parole dello scrittore Gabriele Maestri.

L’evento della ‘rinascita’ del PCI (24-25-26 giugno) è stato intitolato dagli organizzatori “Un futuro grande come una storia: la nostra”. Il luogo dell’evento è il circolo ARCI di San Lazzaro di Savena (BO). Nel 2016 ricorre il 25esimo anniversario del tristemente noto congresso di Rimini, in occasione del quale Achille Occhetto annunciava la fine di 70 anni di ‘lotte comuniste’.

I promotori

I ‘promoter’ dell’iniziativa sono i componenti del gruppo dirigenti del Partito Comunistad’Italia (ex Comunisti Italiani, capeggiati da Armando Cossutta e Oliviero Diliberto), oltre ad altri soggetti appartenenti alla CGIL, al mondo della cultura, dello spettacolo e della musica. Tutto è iniziato due anni fa con la firma, da parte di 100 persone, di un manifesto.

Nel manifesto c’era una denuncia al capitalismo moderno e una critica verso la ‘involuzione neo-centrista’ del Partito Democratico che, secondo i firmatari, ‘sta distruggendo la Costituzione Italiana’. Da qui l’esigenza di dare un’identità concreta e unitaria alla sinistra italiana per evitare la ‘americanizzazione’ del nostro Paese.

Spuntano i primi vizi di forma?

Nonostante il crescente entusiasmo (almeno tra i simpatizzanti delle idee di sinistra) potrebbero esserci fin da subito dei problemi burocratici che rischiano di far rimandare l’ennesima ‘rifondazione’ del PCI. Come segnala ilfattoquotidiano.it, l’attuale presidente dell’Associazione Berlinguer Ugo Sposetti, titolare dell’eredità e di tutti i diritti d’immagine del vecchio PCI, non è stato portato a conoscenza di questa vicenda.

Sposetti ha fatto sapere che: “Se il simbolo registrato è identico a quello nostro, allora saremo costretti a muoverci legalmente. Purtroppo, però, se ci fosse una variazione anche minima nel simbolo, non si potrà fare nulla. Il nome c’entra poco. In questi casi il ruolo fondamentale lo gioca il simbolo”. E sembra proprio che il simbolo sia effettivamente diverso da quello originale, seppur solo per un dettaglio. Le aste delle bandiere, infatti, sono di colore scuro, mentre quelle originali del PCI apparivano bianche. Non resta che attendere qualche settimana per sapere se ci sarà l’ennesima rinascita del Partito Comunista Italiano. Stavolta, però, più simile che mai a quello originale.