“Entro il mese di ottobre lascerà la guida di questo paese ma già da oggi, il mio impegno sarà tutto rivolto a capire come gestire questa situazione. Il popolo inglese ha deciso e sarà mio dovere lavorare al meglio perché questa scelta porti riscontri postivi”.Con questo discorso alla nazione il primo ministro David Cameron ha dichiarato che lascerà il suo incarico entro ottobre.

La considerazione politica

Il Regno Unito ha votato e il significato politico uscito dall’esito di questo referendumha spinto il primo ministro inglese a rassegnare le sue dimissioni.

Il 52,1 per cento dei cittadini britannici ha votato a favore dell’uscita Dall’UE e come annunciato da Cameron, la volontà del popolo resta sovrana e come tale va rispettata, con tutti gli impatti economici e sociali che ne deriveranno.

Il futuro del Primo Ministro

Non esiste ancora una data certa, anche a dispetto delle possibili ripercussioni, sull’addio dell’attuale premier ma indicativamente, le dimissioni dovrebbero avvenire entro l’inizio del prossimo congresso dei Conservatori, previsto appunto tra settembre e ottobre.

Il testa a testa sul referendum si è trasformato in un successo, di pochissimi punti percentuali ma comunque a maggioranza, degli "euroscettici" spalleggiati dall’ex sindaco di Londra Boris Johnson e guidati dal conservatore Nigel Farage, Leader dell’Ukip, lo United Kingdom Independence Party, ovvero il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito.

Proprio Farage nella notte ha dichiarato “Ringrazio chi ha votato e sfidato l'establishment, l'elite.

L'euroscetticismo c'è e bisogna farci i conti. La gente ha capito che si tratta di un'Unione che non ha futuro. Ora possiamo festeggiare perché il panorama politico è cambiato".

Prima dell’esito reale del referendum gli opinion poll di YouGov davano in vantaggio il Remain, ovvero il no all’uscita dall’Unione Europea, ma le previsioni sono state ribaltate.

Hanno votato per il Si all’uscita gli over 45 e soprattutto gli over 65 del Regno Unito; i giovani hanno votato compatti per la permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea e questo segna una irreprabile frattura generazionale che ad onor del vero si sta consumando in molti paesi Europei, Italia compresa; geograficamente parlando, il Galles si è schierato apertamente per il "Leave", la Scozia per il "Remain", con percentuali sopra il 60%.

Anche qui le conseguenze potrebbero essere clamorose: nel paese di Braveheart, che nel 2014 aveva votato no alla separazione dall’Inghilterra e all’uscita dalla Gran Bretagna per diventare una nazione indipendente, si sta già riaprendo il dibattito. Il Primo Ministro scozzese ha dichiarato che La Scozia ha dato un voto forte e inequivocabile per rimanere nell'Ue e che vede il proprio futuro come parte dell'Unione europea”.

Siamo solo al primo, importantissimo, capitolo, di una storia che n un modo o nell’altro segnnerà il futuro della ue e dei paesi che ne fanno parte, come l’Italia.