Dopo i risultati delle europee del 2014 e del referendum tenutosi lo scorso aprile forse il Partito democratico era convinto di godere di un più largo consenso popolare. Che invece è mancato in queste amministrative che da sempre rappresentano il voto più sentito dai cittadini proprio perché questi sono chiamati a indicare gli amministratori che sentono più vicini.Ed è proprio questo uno dei punti su cui vuol riflettere l'ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani, che invita Matteo Renzi a “prendersi cura del partito”.

La posizione di Bersani

Pier Luigi Bersani commentò le comunali 2012 affermando che “noi abbiamo non vinto”.

Un'affermazione molto dibattuta all'epoca e additata come una scusante per non voler guardare in faccia la realtà.

All'indomani delle comunali 2016 Bersani sembra avere le idee molto chiare e sostiene, durante la trasmissione Agorà in onda si Rai 3, che “le amministrative le ha perse il Pd”. Secondo l'ex segretario del Partito Democratico la sconfitta va imputata al fatto che i suoi colleghi hanno perso il contatto con la realtà e che questa è altra cosa rispetto a quella che “Renzi ci sta raccontando”.

La posizione di Renzi e del Pd

Matteo Renzi non ci prova nemmeno a nascondere la sconfitta e parla di “vittoria molto netta e indiscutibile dei Cinque Stelle”. Ammette anche che non si tratta di voto di protesta, ma di cambiamento.

Quello che chiedono i cittadini e quello che invocano i suoi colleghi.

Roberto Speranza sostiene che “è finito il tempo dell'arroganza: serve un cambio di rotta nelle politiche di governo e nella gestione del partito”.

E sembra proprio il doppio incarico di Renzi, come segretario e premier, uno dei nodi da sciogliere al più presto.

Davide Zoggia, infatti, sembra volere le dimissioni di Matteo Renzi da segretario del partito.

In attesa delle decisioni della direzione Pd, convocata per il 24 giugno, Renzi cade ancora una volta nel “selfiesmo” pubblicitario e propagandistico che sembra contraddistinguerlo: “A me emozionano sempre le lasagne della nonna, ma bisogna coniugare i valori con la capacità di aprirsi al nuovo senza scadere nel nuovismo”.