Inarrestabile il proceso di 'epurazione' nella Turchia del dopo-golpe! Secondo un copione che appare sempre più già scritto, si procede all'arresto di migliaia di persone, sospettate di far parte del Feto, movimento religioso, considerato dal governo turco una straordinaria organizzazione terroristica. La denominazione di questo movimento trae origine dal nome del suo leader: Fethullah Gulen, un tempo alleato e guida di Erdogan e ora, nelle farneticazioni deliranti di quest'ultimo, considerato l'ideatore del tentato golpe.

Dopo le 'purghe' dei giorni scorsi, sembra crescere a dismisura la repressione.

Polizia, magistratura e esercito hanno già subito la scure spietata della 'giustizia' di Erdogan. Ora è la volta dell'informazione, della scuola e dell'istruzione, pubblica e privata. Lo Yok (Consiglio per l'alta educazione), organo costituzionale responsabile della supervisione delle università turche, ha chiesto la dimissione di 1.577 decani, presidi e rettori universitari. In prevalenza si colpisce l'istruzione pubblica, ma nell'occhio del ciclone finiscono anche alcune fondazioni universitarie.

Sono stati sospesi, con effetto immediato, anche 15.200 tra impiegati e funzionari del ministero della Pubblica Istruzione, mentre 21 mila docenti si sono visti revocare la loro licenza d'insegnamento dal ministero dell'Educazione.

Colpita l'informazione

Si imbavaglia l'informazione! Nella logica di un 'regime', purtroppo legittimato dal voto, è vietata ogni libertà. Le licenze vengono revocate a 24 emittenti, tra radio e tv, dal Consiglio supremo per la radio e la televisione (Rtuk). Sono, infatti, sospettate di essere collegate o, comunque, sostenitrici del movimento di Gulen.

Fino a questo momento sono circa 10 mila gli arresti, ma si teme che il numero sia destinato a salire.

Nel tornado di onnipotenza di Erdogan sono caduti anche imam e insegnanti di religione, mentre le manette sono scattate per due fedelissimi del 'Sultano': Erkan Kivrak, tenente colonnello esperto in questioni aeronautiche, e il colonnello Alì Yazici, braccio destro del leader turco. Il clima è rovente, mentre il mondo attende, non senza preoccupazione, 'l'importante decisione', annunciata da Erdogan per domani.