Venerdì scorso, il fallimento del colpo di stato ha innescato una catena di rivendicazioni in Turchia. Dopo i militari, a pagarne le conseguenze sono i dipendenti pubblici, accusati di avere legami con l'imam residente negli Stati Uniti, Gűlen. Prosegue il licenziamento continuo di oltre 10.000 persone, professionisti nel settore dell'istruzione e a centinaia di dipendenti del settore giornalistico, accusati di aver collaborato al tentativo di destabilizzazione del paese.

Guĺen resta l'ispiratore del golpe, provocatore dell'episodio che ha causato, dopo il suo fallimento, un'ondata di repressione mai vista prima che coinvolge addirittura le persone morte, impossibilitate nell'ottenere un funerale islamico.

I numeri agghhiaccianti indicano all'incirca 260 morti, comprendenti poliziotti e soldati. Per quanto riguarda i sospesi siamo intorno alle 7800 persone sollevate dai propri incarici, accusati di collusione con i golpisiti.

I giudici diventano oggetto di incriminazione: 2709 ad essere sospesi. I presidi universitari sono intorno ai 1500 a cui sono state chieste le dimissioni per l'episodio. Gli insegnanti sono stati penalizzati in maniera davvero consistente, con 21000 persone colpite dall'ondata di repressione interna. Per quanto riguarda i feriti, i documenti riportano numeri nell'ordine delle 2000 persone.

Si stima che l'impero econonico del ex braccio destro di Erdogan, si aggiri intorno ad una cifra corrispondente a 25 miliardi di dollari.

Una somma tale avrebbe permesso di ottenere un'influenza importante, pur restando a distanza debita. L'ex imam, colpevole di aver creato un vero impero economico a sostegno della educazione e del dialogo tra le religioni. Il rispetto dei valoro democratici resta una delle priorità al momento richieste da tutti i leader occidentali e dal nostro ministro degli esteri, i quali auspicano di poter trovare una soluzione, evitando il rischio di ricascare in errori fatali, che porterebbero inevitabilmente ad un disastro regionale considerando la posizione strategica della Turchia.