"L’Europa non è finita con la Brexit, ma deve abbinare concretezza a capacità di sognare". Questa è l'affermazione che con cui Matteo Renzi risponde all'invadente - se così vogliamo definirlo - giornalista tedesco, e che fa da slogan per l'intera durata del suo intervento alla conferenza stampa tenutasi a Berlino ieri. Collegare la crescita europea con la flessibilità, che si rivela necessaria per un'effettiva e concreta attuazione, ai conti pubblici italiani, oscilla tra belle parole e buoni propositi, tra un sogno e una realtà che pare difficile a realizzarsi.

È il secondo anno consecutivo che si tenta un approccio del genere, e non mancano le indelicatezze, le sfacciataggini e le sfrontatezze da parte di quei individui che stentano a credere a belle parole e basta, che prediligono il pragmatismo alla dialettica.

L'intervento del premier francese Hollande

La parola passa ora a Hollande. Sostenendo il ragionamento di Renzi, affermachepossiamo rispondere al diffuso scetticismo dilagante così come in Italia, anche nel suo Paese, in Francia "in un solo modo: con un’Unione che dà alle economie nazionali più forza, più competitività, più integrazione nel settore della difesa, dello scambio di informazioni sulla sicurezza. Allora in questo modo dell'Unione Europea non possiamo fare a meno".

L'azione da compiere risulta piuttosto chiara: bisogna "abbinare concretezza a capacità di sognare", per usare l'espressione di Renzi, ovvero bisogna attuare una profonda e radicaleriforma dell'Unione Europea e bisogna tutelare le economie nazionali.

Ottimo proposito, in particolar modo agli occhi del premier del pd, che auspica in una proroga del piano Juncker.

Il piano prevedela creazione di un nuovo fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI) e il coinvolgimento della Banca Europea degli Investimenti (BEI), per ottenere degli investimenti che saranno necessari per il rilancio della crescita economica grazie a un capitale che infine arriverà alla somma di 315 miliardi di euro.