La situazione politico-militare in Libia torna a ingarbugliarsi, ammesso che sia mai stata veramente sul punto di chiarirsi. La notizia è la creazione, da parte dell’Italia, di un ospedale da campo a Misurata, per curare i feriti dell’esercito del governo ufficiale di Tripoli ma con l’invio di un contingente di 200 uomini della Brigata paracadutisti Folgore, a protezione e supporto della struttura sanitaria, oltre a 100 medici e infermieri.

Missione "Ippocrate"

Per tale motivo la missione, dal nome del “padre” della scienza medica è stata denominata “Ippocrate”.

L’annuncio è stato dato alla stampa dal ministro della difesa Roberta Pinotti e segue di un paio di mesi quello del ministro degli esteri Gentiloni, con il quale si metteva a disposizione degli Stati Uniti la base militare di Sigonella, in Sicilia, per l’invio di droni e di aerei militari per bombardare i miliziani dell’ISIS, asserragliati nella loro roccaforte di Derna.

L’etichetta di missione “umanitaria” della spedizione permette al governo italiano di bypassare il passaggio parlamentare, previsto per le operazioni di guerra ma il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha chiesto comunque, al Ministro degli Esteri Gentiloni e a quello della difesa Roberta Pinotti, di riferire al Parlamento (non si sa se preventivamente o successivamente) i dettagli della missione dei nostri Parà.

In realtà, si suppone che il contingente italiano si posizionerà all’interno dell’aeroporto di Misurata, dove già stazionano truppe anglo-americane e dove, probabilmente, verrà allestito l’ospedale da campo. Ciò consentirebbe più facilmente di trasportare in Italia i feriti più gravi, operazione sinora svolta da aviogetti NATO.

L’azione “umanitaria” dell’Italia è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione politico-militare, nel “paese di fronte”, che è andata a intensificarsi e a complicarsi sempre più nelle ultime settimane.

L'escalation del generale Haftar

L’appoggio anglo-americano alle truppe filogovernative che assediano le milizie dell’ISIS a Derna, infatti, ha scatenato le proteste degli esponenti del Parlamento di Tobruk e, in particolare, del generale Haftar, che di tale entità rappresenta “l’uomo forte”, apertamente appoggiato dal governo militare egiziano.

La conseguenza è stata la “bocciatura” dell’esecutivo di Tripolida parte del Parlamento. Tale bocciatura è stata l’elemento di maggior gravità dall’insediamento del governo nazionale di Tripoli, riconosciuto dalle Nazioni Unite e sul cui apprezzamento locale le potenze occidentali contavano per riuscire finalmente a risolvere la crisi nell’area.

Dopo di ciò, le truppe del generale Haftar sono state lanciate alla riconquista della cosiddetta “Mezzaluna Fertile” della Libia, cioè dell’area dove insistono maggiormente i giacimenti petroliferi e domenica scorsa sono riuscite a prendere il controllo dei porti di Ras Lanus e di Sidra, che forniscono all’Occidente più della metà della produzione petrolifera del paese.

Il ruolo dubbio della Francia

Contemporaneamente all’annuncio della spedizione “umanitaria” dell’Italia, un gruppo di sei governi NATO (USA, Francia, Italia, Germania, Spagna e Regno Unito) hanno emesso un comunicato congiunto di condanna dell’azione di Haftar, con l’invito-diffida a ritirarsi immediatamente e senza precondizioni. A complicare ancor più la situazione, tuttavia, è il ruolo ambiguo della Francia che, dietro le quinte, sembra appoggiare Haftar, per trarre in cambio favori e royalties per lo sfruttamento dei pozzi cirenaici e tutto ciò non fa bene alla soluzione della crisi.